“Una parvenza di giustizia”. Così i familiari delle vittime della Thyssen mostrano la rabbia di chi, dopo 13 anni, si trova a commemorare ogni anno le sette vittime della strage della ThyssenKrupp. Oggi la Città ha consegnato il sacrario che ospiterà i feretri dei sette operai morti per l’incendio che la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 nella fabbrica di corso Regina Margherita. Ma è forte la rabbia di sapere che l’amministratore delegato Harald Espenhahn, è ancora a piede libero e l’altro manager Gerald Priegnitz è già in semilibertà.
“Una giustizia che si deve esprimere pienamente”, ha insistito la sindaca Chiara Appendino, che le famiglie salutano e ringraziano “come un’amica”, dicono le famiglie, per averle accompagnate anche a Roma dal ministro della Giustizia per la loro battaglia di giustizia.
Il sacrario è un’opera in cemento armato caratterizzata da "una serie di monoliti diversamente inclinati a rappresentare il compiersi di un evento improvviso che ne ha causato l’instabilità e l’ormai imminente caduta", spiegano in Comune. L'ha realizzata l'architetto Walter Siano dell'ufficio tecnico di Afc, l'azienda dei cimiteri di Torino. Erano anni che le famiglie delle vittime attendevano che si trovasse un luogo che rendesse omaggio alle vite bruciate quella notte e che accogliesse i feretri di Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino.
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