Un flash mob per mostrare i limiti della Dad soprattutto nelle classi “pollaio” e una letterina a "Babbo Cirio" per chiedere al governatore del Piemonte di portare per Natale il regalo delle scuole riaperte. Erano in duecento stamattina, tra studenti e genitori, in piazza Castello alla manifestazione contro la didattica a distanza. Un “regalo" che gli studenti chiedono però prima di Natale, nonostante il Tar si sia già espresso in sede cautelare rigettando il ricorso di un gruppo di genitori contro le restrizioni previste dalla giunta del Piemonte a proposito della didattica in presenza.
"Accetteremo la chiusura della scuola – hanno detto i genitori – solo se tutto verrà chiuso. Se un centro commerciale resta aperto anche la scuola deve aprire". Alisa Matizen, insegnante di lingue, incalza: “Sono qui per i miei studenti desaparecidos e perché le scuole in Europa sono aperte e qui no. Per questo Stato la scuola e la cultura non sono una priorità".
I ragazzi in piazza hanno fatto una sorta di appello indicando come assenti il presidente della Regione, assessori e ministri, che, a loro dire, non stanno facendo nulla per riaprire le scuole.
Fra i presenti c'erano Anita e Lisa, le dodicenni che nelle scorse settimane sono diventate il simbolo della protesta anti-Dad, e poi studenti delle medie, delle superiori e dell'università."Se la scuola non riapre – ha commentato Anita – significa che siamo ancora in zona rossa".
A organizzare la mobilitazione è stato il movimento "Priorità dalla scuola". Si teme – viene spiegato dai promotori – che il governatore, Alberto Cirio, non autorizzerà le lezioni in presenza nemmeno quando il Piemonte diventerà "zona gialla. Siamo dubbiosi perché ci sono grossi ritardi. Basti pensare che hanno organizzato i tavoli per i trasporti solo una settimana fa".
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