Il governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte potrebbe avere le ore contate. Se il prossimo mercoledì il Senato boccerà la riforma del Mes allora la crisi sarà inevitabile. Il concetto, spiegato già ieri da Matteo Renzi in una intervista a La Stampa, secondo Dagospia sarebbe stato ribadito anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella attraverso i quirinalisti Breda, Magri, Folli.
In caso di fine dell'esperienza giallorossa il premier difficilmente potrà giocare la carta di un Conte-ter. L'ipotesi avanzata da Dago è che possa nascere un governo di transizione formato da tecnici e guidato da Marta Cartabia. Un esecutivo che resterebbe in carica almeno fino a che l'emergenza sanitaria termini o, quanto meno, diminuisca sensibilmente. Dopodiché si potrebbero chiamare gli italiani alle urne.
Il destino del governo è quindi legato a quello del Mes. La maggioranza è in fibrillazione e i 5s sono dilaniati al loro interno. Non pochi pentastellati potrebbero far mancare il loro voto a favore della riforma: 42 deputati e 16 senatori sono contrari alla riforma e lo hanno fatto sapere pubblicamente. In queste ore si starebbe cercando di trovare il modo per appianare le divergenze tra i grillini. Appare particolarmente complicata la situazione di Vito Crimi, reggente del M5s. La Verità ricorda che l'esponente pentastellato ha affermato che "Gualtieri è andato in Europa con il pieno mandato perché mi sono assunto la responsabilità di non indebolire la posizione del nostro Paese nei rapporti internazionali europei".
Il quadro in casa 5s è complesso. Qualche giorno fa proprio Beppe Grillo aveva apertamente criticato il Mes in un lungo messaggio sul suo blog. Il Movimento potrebbe cambiare idea anche su questo tema. Ciò salverebbe il governo ma sarebbe una mazzata sul futuro dei pentastellati.
Una eventuale crisi non converrebbe né ai 5s né ai dem. Però se in Senato dovesse accadere l'imprevisto, allora si aprirebbero scenari finora impensabili. La riforma del Mes non ha nulla a vedere col Mes sanitario ma si tratta solo di un aggiornamento per adeguarla a una normativa bancaria europea.
Il (presunto) monito del Colle sarebbe rivolto in particolare ai 5s, forza di governo del Conte I e II. Ma anche allo stesso presidente del Consiglio. Il premier è in difficoltà a causa della difficile gestione dell'emergenza sanitaria, le critiche per i continui Dpcm e le nomine delle task force, la cabina di regia sul Recovery Fund, e l'insofferenza della maggioranza. Giuseppi è in precario equilibrio. Lui stesso lo sa. Il premier avrebbe fatto come al solito buon viso al cattivo gioco: incassate le rimostranze del Colle, secondo ancora Dagospia, avrebbe promesso al Quirinale un'intervista a Repubblica per correggere i suoi errori. Il momento della verità si avvicina, sia per Conte che per il M5s. Forse qualcuno dovrà fare un passo indietro.
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