Milano. Tra un'impresa compiuta, quella col Borussia Moenchengladbach, e una più difficile ancora da fare con lo Shakhtar, con in ballo una qualificazione che non dipende solo da lei, l'Inter doveva dimostrare se i segnali di grande ripresa visti in campionato prima e in coppa poi, fossero reali e non casuali. E col Bologna, i nerazzurri rispondono presente. La giusta determinazione, la concentrazione che serve, il pallino del gioco sempre in mano. A fronte di qualche distrazione evitabile, i nerazzurri dimostrano che ci sono, finalmente. Dopo il ko col Real Madrid qualcosa è cambiato e ora la squadra è più… Squadra.
Un dominio tecnico e fisico col Bologna. Nella sfida tra Antonio Conte e Sinisa Mihajlovic. Due che hanno in comune un pregio che a volte nel calcio, come nella vita, può diventare un difetto: dicono sempre quello che pensano, anche andando sopra le righe. L'ex ct azzurro alla vigilia aveva caricato l'ambiente dicendo che tutti "si erano tappati le orecchie", come se le critiche fossero sempre state fuori luogo. Il serbo aveva minacciato senza veli la talpa che spiffera le modifiche tattiche, dopo aver detto di averne finta una ad hoc (la difesa a tre, mai utilizzata) proprio per smascherarlo. Ma nel gelo di San Siro Sinisa, fa la finta della finta, spiazza tutti, e dietro ne mette davvero tre che spesso diventano 5. Ma la retroguardia non regge comunque mentre Barrow e l'ex Palacio pungono pochissimo. Conte invece recupera Vidal nel mezzo, cambia le fasce, Perisic e Hakimi per Young e Darmian, fa rifiatare Lautaro in avanti con Sanchez a far coppia con l'imprescindibile Lukaku.
Il belga, sempre lui. Alla prima palla buona, minuto 16, lotta in area, si conquista il pallone e fa gol di potenza. Va bene, a voler essere critici al 33' solo davanti a Skorupski si mangia il 2 a 0 calciandogli addosso ma a Big Rom davvero non si può dire niente. Segna con impressionante costanza ma soprattutto è leader vero, quasi inarrestabile nell'uno contro uno. Tu gli dai la palla come capita e lui qualcosa combina. Le vedove di Icardi ora di certo non si fanno più sentire. Altra nota positiva per Conte: l'Hakimi imbambolato è sparito. Il marocchino, oltre a segnare il 2-0 in chiusura di primo su assist al bacio di Brozovic, corre come un matto sulla fascia creando sempre superiorità numerica. E non è un caso che sia proprio lui a chiudere la partita con la doppietta personale, dopo che il Bologna l'aveva riaperta con Vignato. Con lo spumeggiante Darmian visto di recente, ecco che il tecnico può vantare la parola che tanto agognava: abbondanza. Per la perfezione che servirà mercoledì c'è ancora da fare. Perché un'altra volta, come in Germania, l'Inter ha la colpa di riaprire una partita che stava stradominando anche se questa volta la reazione e il gol del Bologna sembrano davvero episodici. Ma questa Inter c'è. Vince ancora, si piazza solitaria al secondo posto almeno per una notte e punta lo Shakhtar. Con la testa giusta, questa, l'impresa Champions è possibile.
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