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La mamma di Noemi: “Quell’assassino deve stare in carcere”

“È un assassino e deve rimanere in carcere per tutti i giorni della pena”. Imma Rizzo, madre di Noemi Durini, prende carta e penna e scrive una lettera dopo che Lucio Marzo, l’assassino di sua figlia, ha chiesto di poter lavorare fuori dal carcere a distanza di poco più di tre anni dall’omicidio della 15enne di Specchia. “Me l’ha portata via picchiandola, prendendola a sassate, e accoltellandola in testa – scrive mamma Imma. È stata tanta la crudeltà e la ferocia con la quale si è scagliato su di lei che durante l’esame autoptico le hanno trovato la punta del coltello nel cranio. E questa non è stata neppure la fine, non era sufficiente. Evidentemente, la sofferenza di mia figlia per lui in quel momento non contava. Così l’ha seppellita viva, sotto un cumulo di pietre. Sì, mia figlia quando fu sepolta, era ancora viva, respirava. A dimostrarlo, fu l’autopsia. Dopo abbandonò Noemi lì, in una campagna isolata, in fin di vita, ferita, sola, sotto dei massi gelidi e pesanti, che le hanno causato la morte da asfissia per compressione toracica. Apprendere del ritrovamento di mia figlia è stato straziante, un dolore immenso che non auguro mai a nessuno di provare. Quel giorno, insieme a mia figlia, sono morta anch’io. Noemi aveva 16 anni quando le è stato tolto il sorriso, aveva una vita davanti piena di sogni e progetti. Voleva danzare, studiare e fare la psicologa. Voleva aiutare i bambini in difficoltà, facendo sostegno nelle scuole. Voleva visitare tanti luoghi, vedere le montagne, il mare, la natura, le città. Voleva sposarsi, avere dei figli, indossare l’abito bianco e trasferirsi in un’altra città, dalla sorella, una volta finite le superiori.
Una vita che lui ha spezzato e distrutto, insieme a quella della mia famiglia e mia, come madre. Senza neanche mai chiedere perdono”. Per mamma Imma è impensabile poter accettare che l’assassino di sua figlia possa tornare in libertà senza aver mai manifestato un pentimento reale: “Non voglio mettere in discussione il concetto del reinserimento sociale o del recupero di un detenuto, ma qui si parla di un assassino che ha agito con crudeltà e lucidità dal primo momento fino all’ultimo, creandosi alibi, distruggendo prove, pulendo l’auto, eliminando ogni traccia e cambiando versione attraverso strategie subdole per liberarsi da ogni responsabilità. In tre anni, non ha mai mostrato nessun segno di pentimento, di presa di coscienza del gesto, di sconforto o richiesta di perdono. Mai. Addirittura, in un’udienza, il giudice gli chiese se volesse scusarsi con noi, e lui rispose freddamente e svogliatamente con un grugnito di disapprovazione”. Senza sconti e senza benefici “Lucio Marzo deve scontare in carcere tutta la sua pena (18 anni e 8 mesi ndr) e se vuole lavorare lo faccia nella sua cella o tra le mura del carcere”.Original Article

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