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Inghilterra, Millwall: pochi ma ‘cattivi’. Ululati dei tifosi contro Black Lives Matter

LONDRA – Come volevasi dimostrare. Sempre loro. Perché ieri i tifosi più esagitati del Millwall, "serie B" inglese, ne hanno combinata un'altra. Ieri era il primo giorno che, dopo dieci mesi di astinenza causa Covid, duemila tifosi di questo controverso club e dell'omonimo quartiere post-industriale di Londra est erano stati ammessi al loro stadio "The Den", la "tana" dove purtroppo si insinuano spesso hooligan, violenti e razzisti. Anche per questo c'è scritto chiaro e tondo quando si sale le scale verso gli spalti del "Den", lungo i tipici muri a mattoncini rossi inglesi, "che non sono ammessi cori o linguaggio discriminatori".
E invece, decine di tifosi del Millwall si sono fatti riconoscere anche stavolta. Perché hanno fischiato e ululato durante il minuto in cui, da qualche mese oramai, tutti i giocatori della Premier League e delle serie calcistiche minori inglesi si inginocchiano contro il razzismo. Non era mai successo prima in Inghilterra contro questo gesto di protesta, in nome della comunità nera, lanciato negli Stati Uniti dal giocatore di football Colin Kaepernick, ma che poi si è esteso visceralmente anche in Regno Unito e che è stato adottato formalmente dal movimento antirazzista Black Lives Matter britannico. Da quando è ripartito il calcio poi, dopo la prima ondata di Covid19 e le proteste anche in Inghilterra dopo l'uccisione dell'afroamericano George Floyd, ci sono stati appelli contro il razzismo da numerose star nere della Premier, su tutti il fenomeno del Manchester City Raheem Sterling. E così, da qualche mese, la Premier League ha ufficialmente sposato la causa di Black Lives Matter, non senza polemiche politiche.
Il gesto di queste decine di tifosi del Millwall ieri, che già nei giorni scorsi avevano avvertito i calciatori biancoblu di non inginocchiarsi, ha scatenato l'indignazione nazionale, anche in campo, dove la squadra di casa sfidava il Derby County. A un certo punto l'attaccante degli ospiti Colin Kazim-Richards si è alzato in piedi e ha sollevato il pugno al cielo, come nella leggendaria protesta antirazzista degli atleti americani Tommie Smith e John Carlos a città del Messico nel '68, scatenando ancora più fischi. "È una cosa che addolora", ha poi twittato Kazim-Richards dopo la partita vinta dal Derby County per 1-0, "ma è proprio per questo che io alzo il pugno con orgoglio, e sono orgoglioso di vestire questa maglia. Ma ieri è stata una vergogna assoluta".
Il club del Millwall si è subito scusato pubblicamente: "Siamo disgustati e costernati da quanto accaduto nella partita di sabato. La nostra società ha lavorato senza sosta affinché i nostri tifosi potessero tornare allo stadio dopo tanto tempo. Doveva essere un giorno di gioia, invece tutto questo è stato completamente oscurato. È triste e frustrante". Furiosa la Federazione calcio inglese: "Sosteniamo tutti i giocatori e lo staff delle squadre impegnati nella lotta contro ogni discriminazione in maniera assolutamente rispettosa, compreso il gesto di inginocchiarsi. Condanniamo invece fermamente il comportamento di quegli spettatori che hanno espresso la loro opposizione a questi gesti".
Ma come dicevamo non è la prima volta che una sostanziosa frangia dei tifosi del Millwall si distingue per azioni controverse e/o riprovevoli, soprattutto con uno dei suoi gruppi ultras di riferimento, i Bushwackers. Il nome di questo club della periferia londinese, fondato 135 anni fa nell'ostico quartiere portuale e industriale "Isola dei cani" (Isle of Dogs) alla periferia est della capitale, da decenni è stato macchiato da scontri, violenze, episodi razzisti, intimidazione da parte dei suoi famigerati tifosi più estremi e talvolta ubriachi sin dalla mattina. Che spesso partecipano anche a manifestazioni politiche, come quelle dell'estrema destra inglese, ma anche per la Brexit. Ultime, le contromanifestazioni a Black Lives Matter a Londra qualche mese fa, dove uno di loro addirittura urinò sulla tomba dell'agente di polizia Keith Palmer, ucciso dall'Isis all'ingresso del Parlamento di Westminster nel 2017.Original Article

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