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Il conto del Covid sulle buste paga: retribuzioni in calo dell’1,8%. Milano resta la più ricca, ma il Trentino scalza la Lombardia

MILANO – Il fermo delle attività non essenziali della scorsa primavera e, allentato, di nuovo in autunno. Le pesanti ripercussioni sulla struttura del lavoro italiana, con quasi mezzo milione di occupati persi nel raffronto annuo. Il crollo dei consumi e l'aumento del risparmio, forzato da parte delle famiglie che sono riuscite a difendere il reddito ma hanno tagliato le spese per l'incertezza. Un contraccolpo sull'economia sintetizzato nella prospettiva di vedere cadere la ricchezza nazionale intorno al 9% a consuntivo del 2020. L'effetto del Covid si manifesta in tutte le dimensioni economiche del Paese. E si fa sentire anche sulle buste paga, in maniera meno intensa che altrove – vista la struttura delle retribuzioni – ma con effetti che potrebbero durare nel tempo.
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La stretta sulla parte variabile abbassa le retribuzioni

Il Geography Index 2020, il rapporto dell'Osservatorio JobPricing – il calcolatore degli stipendi di Repubbica – in collaborazione con Spring Professional, prende atto di questo impatto. Sulla base di oltre 450 mila osservazioni di profili retributivi, il rapporto segnala un calo della retribuzione globale annua nella media nazionale dell'1,8% sul 2019. Un dato, spiegano gli esperti delle buste paga, principalmente riconducibile alla parte variabile delle retribuzioni: la crisi economica ha infatti indotto le imprese a tagliare sul costo del lavoro, ove possibile. Se infatti si guarda alle retribuzioni fisse (RAL), si scopre che queste sono essenzialmente congelate e presentano una variazione dello 0,1%. Se da una parte le retribuzioni fisse full-time rimarranno stagnanti, dall'altra è altamente incerto quello che succederà alle retribuzioni globali, in quanto strettamente connesso alla durata della crisi.
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Dai calcoli sono escluse le perdite di salario legate al ricorso agli ammortizzatori sociali, che sono di entità rilevante. Secondo l'associazione Lavoro&Welfare di Cesare Damiano, nei primi nove mesi dell'anno gli effetti della crisi si sono visti spaventosamente sui numeri Inps. Le aziende che hanno chiesto l'ombrello dei decreti sulla cigs sono 3.155 (+225%) con 17.878 siti aziendali (+901%). "Se si considerano le ore totali di Cig autorizzate, si determina una assenza a tempo pieno dall'attività produttiva per oltre 2 milioni di lavoratori dall'inizio dell'anno, 3 la perdita di 407 milioni di giornate lavorative e una diminuzione di reddito per i lavoratori di oltre 7 miliardi e 600 milioni di euro", la stima di Damiano sulla base delle domande di cassa (diverse, però, dal tiraggio effettivo che si è aggirato intorno al 42%).

Le retribuzioni globali annue nelle regioni
REGIONE RGA MEDIA 2020 Var posizione su 2019
Trentino-Alto Adige 32.954 € 1
Lombardia 32.539 € -1
Lazio 31.391 € =
Liguria 31.317 € 1
Emilia-Romagna 30.773 € -1
Friuli Venezia Giulia 30.546 € 1
Piemonte 30.307 € -1
Veneto 29.891 € =
Valle d'Aosta 29.839 € =
Toscana 29.091 € =
Marche 28.415 € =
Abruzzo 27.903 € =
Campania 27.697 € =
Umbria 27.245 € =
Puglia 27.239 € =
Sicilia 27.072 € =
Molise 26.617 € =
Sardegna 26.480 € =
Calabria 25.549 € =
Basilicata 25.168 € =

La perdita nascosta: precari a basso reddito

Restando ai dati del Geography Index, il calo tracciato resta come detto inferiore alla perdita economica complessiva del Paese. "I salari seguono temporalmente il ciclo economico, per cui gli effetti della contrazione del PIL con ogni probabilità si vedranno a partire dalla primavera del 2021, quando per altro non ci sarà più il blocco dei licenziamenti", spiega Alessandro Fiorelli, ceo di JobPricing. "La parte fissa delle retribuzioni (nominali), infatti, al momento è sostanzialmente bloccata, soprattutto per effetto del "congelamento" forzato degli organici nelle imprese e della bassa domanda. La parte variabile, legata ai risultati, invece si è subito contratta, sia perché le aziende non stanno raggiungendo le performance preventivate, sia perché molte hanno anche bloccato o fortemente ridotto erogazioni di premi riferiti alle performance dello scorso anno".
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Sulla fotografia dei salari, poi, bisogna considerare l'effetto di probabile sovra-stima data da come si sono mosse le uscite dal mondo del lavoro. Un caveat già rimarcato dall'Ilo, l'Organizzazione internazionale del lavoro, che ha calcolato 3.500 miliardi di salari andati in fumo. Ma d'altra parte ha preso atto di una crescita del valore medio, visto che a perdere il posto sono stati soprattutto i lavoratori più deboli. Paradossalmente, dunque, nella platea di chi ha uno stipendio sono rimasti i meglio retribuiti, con l'effetto di alzare la media percepita. "Senza dubbi in questo periodo abbiamo assistito a fuoriuscite di lavoratori a tempo determinato e precari a basso salario, il che complessivamente può aver portato ad una fotografia che in generale sovrastima il livello medio degli stipendi 2020 – dice Fiorelli – In generale esiste e si sta accentuando in questi anni un fenomeno di polarizzazione del mercato retributivo, che segue le dinamiche della domanda di lavoro, la quale sempre più s'indirizza verso professionalità elevate (con retribuzioni alte) o molto povere (con retribuzioni basse), mentre le professionalità intermedie subiscono una contrazione dovuta, da un lato, alla sempre maggiore sostituibilità con la tecnologia e, dall'altro, da un tasso di obsolescenza delle competenze molto elevato".
Temi che richiamano la dialettica tra organizzazioni datoriali e sindacali sui rinnovi, con i toni che si sono ben presto accesi sulla natura degli aumenti. "La contrattazione in Italia ha dimostrato negli ultimi anni una certa difficoltà a cogliere la trasformazione del mondo del lavoro e le dinamiche salariali stagnanti degli ultimi anni sono, in parte, ascrivibili anche a questo, oltre che al ben noto problema della bassa produttività. Ciò che manca a mio parere è un legame forte tra retribuzioni e prestazioni, il che significa collegare in modo molto deciso la retribuzione non solo al valore del lavoro (il mestiere, la categoria), ma anche al valore della persona (il suo contributo specifico). Per farlo da un lato ci vorrebbe il coraggio del sindacato di adottare una visione più meritocratica, ma anche quello dei datori di lavoro di riconoscere premi davvero significativi in caso di performance in linea con gli obbiettivi e non solo ai livelli apicali delle organizzazioni", dice Fiorelli.

La classifica degli stipendi: Milano resta in testa, ma il Trentino supera la Lombardia

Peculiarità del rapporto è l'indagine sulle dinamiche territoriali delle retribuzioni. A livello regionale, la nuova edizione vede il Trentino superare la Lombardia al primo posto con una Rga (retribuzione globale annua) di 32.854 euro a 32.539. Al terzo posto si conferma il Lazio con 31.391 euro. Rispetto alla media nazionale ci sono solo sette regioni che pagano di più: a scivolare sotto la media è il Veneto, dove la rga si ferma a 29.891 euro. Congelata la parte bassa della classifica: le ultime tre regioni sono Sardegna (26.480 euro) in diciottesima posizione; Calabria (25.549) in diciannovesima posizione e Basilicata (25.168) in ultima posizione.
"La distanza tra regioni del nord rispetto a quelle del sud in termini retributivi continua a rappresentare una peculiarità del mercato del lavoro italiano. Anche il fatto che sono sempre le stesse le regioni che entrano nella top 5 per retribuzione non deve stupire, vista anche la stagnazione dei compensi", il commento di Matteo Agrifoglio, executive director del Centro studi di Spring Professional. "Tuttavia, a guardare la classifica emerge una certa vivacità nelle aree periferiche. La classifica delle province infatti segna diversi cambi di posizione e nella top ten entra Piacenza con un balzo di 7 posizioni. Questo tipo di andamento può essere riconducibile ad una sempre più diffusa specializzazione richiesta dalle aziende che capillarmente sul territorio influenza le dinamiche retributive".
Tra le province, Milano resta in prima posizione con una rga di 35.497 euro che le permette staccare nettamente Bolzano e Trieste che completano il podio: quest'ultima sale di due posizioni con 33.513 euro. A farle posto è Genova, mentre Sondrio, Ferrara, Terni e Imperia si mettono in evidenza con una scalata di 13 posizioni ciascuna. Dinamica opposta per Lucca e Salerno, in picchiata di altrettante posizioni.
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