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I musei della Toscana adesso alzano la voce: “Discriminati senza motivo”

"Se le stazioni sciistiche contano più dei musei, allora chiedo a Franceschini la possibilità di organizzare una mostra a bordo dell'ovovia all'Abetone". Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, non si limita a stigmatizzare con una provocazione il prolungato silenzio dei dpcm sulla cultura. Nei giorni scorsi ha infatti lanciato sulla piattaforma change.org – insieme a 87 intellettuali e addetti ai lavori, da Cristina Acidini a Antonio Natali, da Sandro Lombardi a Edoardo Nesi – una petizione arrivata a quasi 1300 firme e indirizzata proprio al ministro dei beni culturali, affinché vengano riaperti i musei nelle zone gialle. "Sembra evidente – dice Risaliti – che dietro le decisioni adottate dal governo ci siano ragioni economiche: si torni nei negozi, o a sciare, ma i musei restino murati perché gli incassi sarebbero così bassi da non giustificare le spese per la loro piena funzionalità. Mi sembra una visione ristretta, che subordina la cultura al turismo di massa. Le istituzioni museali certo sono cambiate nel corso dei secoli: oggi sono macchine di diffusione della cultura ma anche di moltiplicazione dei profitti per le realtà locali; la conservazione del patrimonio si è associata ad una valorizzazione che è diventata intrattenimento. Si rifletta su questo, e su come forse i musei dovrebbero trasformarsi in luoghi di formazione, di ricerca, campus dove coltivare il talento creativo. E che il dibattito interrompa il pericoloso silenzio-assenso dei media nei confronti delle valutazioni puramente merceologiche dei dpcm. Vogliamo trovare finalmente un equilibrio tra prestazione commerciale e culturale? Vogliamo tornare a porre l'accento sulla ricezione fisica dell'opera d'arte? Se la didattica a distanza fa male agli studenti, perché la fruizione digitale dovrebbe far bene a chi ama l'arte?".
Ciò che sconvolge "è la mancanza assoluta di programmazione di cui il governo sta dando prova – aggiunge Patrizia Asproni, presidente del Museo Marino Marini – la cultura ha bisogno di orizzonti, e queste aperture a singhiozzo significano costi alti, insieme alla creazione di sacche di precariato anche psicologico. E c'è un modo assistenziale di risolvere i problemi che non genera la necessaria scintilla per riaccendere i motori. Prendiamo esempio dalla Germania, dove la Merkel ha stanziato 50 miliardi secondo una lunga visione di futuro che si spinge fino ai prossimi 5 anni: non l'ha chiamato recovery fund, ma ignition, accensione, termine che va oltre l'emergenza. Ed è difficile lavorare in questo settore se non c'è un'interlocuzione, se non ci sono dati. La spinta verso il digitale, ad esempio: perché non ci è dato sapere quali sono stati i risultati conseguiti fino ad oggi?".
Cristiana Perrella, direttrice del Pecci di Prato, denuncia "l'incapacità del settore di esprimere una voce collettiva: chi ha a cuore gli interessi determinati dall'industria dello sci si è fatto ben sentire, la cultura no, e questo è un problema su cui dobbiamo ragionare in termini di una maggiore coesione. Trovo grave che il governo non abbia argomentato in modo decente certe scelte, liquidandoci quasi fossimo negazionisti quando abbiamo posto obiezioni. E comunque – prosegue Perrella – si doveva demandare ai governi locali un'analisi, caso per caso, di quali musei avrebbero dovuto chiudere per esiguità di spazio o per il mancato rispetto delle norme". Un caso esemplare è quello di Palazzo Blu, a Pisa, che ha dovuto chiudere alla vigilia della mostra su De Chirico "frutto di investimenti notevoli – dice Cosimo Bracci Torsi, presidente della commissione cultura di Fondazione Pisa – ogni giorno di chiusura per noi significa grosse perdite. Siamo riusciti ad ottenere una proroga sui prestiti delle opere, ma l'incertezza sul futuro è una minaccia. Quella che reputo sia stata una decisione un po' demagogica per sottolineare la gravità della situazione, si sta trasformando in una mannaia per uno spazio come il nostro, che operava in assoluta sicurezza anche grazie ad un impianto d'areazione avanzato. I musei sono tanti e diversi, e la chiusura è ingiustificata per quei luoghi che rispettano tutte le normative".Original Article

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