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Ecco gli aumenti per gli statali: come cambia la busta paga

Il prossimo sarà un mercoledì di fuoco per il governo. La prima delicata prova per l'esecutivo è rappresentato dal voto sul Mes che sta agitando la maggioranza e spaccando al suo interno il M5s. Un appuntamento importantissimo per l'esecutivo. Il rischio di una crisi c'è: come ha affermato ieri Matteo Renzi, se il governo andrà sotto allora sarà inevitabile la sua caduta. Nello stesso giorno è in programma lo sciopero degli statali sul rinnovo del contratto. Un altro appuntamento che potrebbe creare tensione nella maggioranza e nell'esecutivo. Il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, è al lavoro per evitare il peggio.

Come riporta Il Messaggero, in una lettera aperta il membro del governo ha lanciato la proposta sugli aumenti così da rendere strutturale l'elemento perequativo introdotto dall'ultimo contratto firmato dal pubblico impiego, quello del 2016-2018. Si tratta di un bonus, voluto all'epoca da Matteo Renzi, di 20 euro mensili circa destinato ai redditi più bassi. Questo provvedimento, però, era a tempo e non è stato rifinanziato. La Dadone ha spiegato di ritenere "che si debba fare di più per le fasce più basse e pertanto" e quindi "sarebbe importante stabilizzare quella misura del tutto temporale e provvisoria che venne introdotta nella tornata 2016-2018 al fine di meglio equiparare l'incremento contrattuale tra chi gode di salari più alti e chi no. L'elemento perequativo, infatti, è stato prorogato nel 2018 in attesa che si definisse il nuovo contratto 2019-2021, sarebbe quindi destinato a essere superato ma in considerazione della sua valenza perequatrice credo rappresenti una misura da rendere strutturale".

Se attuata, questa proposta non influirebbe sulle risorse stanziante, circa 3,75 miliardi di euro, ma avrebbe effetti sulla distribuzione degli aumenti. Il governo aveva indicato che l'incremento in busta paga per tutti gli statali fosse del 4% circa. Se andrà in porto il nuovo meccanismo una percentuale più alta andrà ai redditi più bassi e una più bassa per i redditi alti. Il ministro ha, inoltre, garantito che tutte le risorse che arriveranno dai risparmi legati allo smart working saranno destinate alla contrattazione decentrata.

Problema risolto, quindi? Non proprio. Perché sulla questione degli aumenti agli statali si registra una spaccatura tra le varie organizzazioni. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha affermato che gli statali "sono forse quelli che hanno sofferto di meno". Di diverso avviso Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl. "La soluzione si può assolutamente trovare e sarebbe benvenuta: basta che il governo non faccia più finta di niente, convochi i sindacati e metta sul tavolo le disponibilità che sono necessarie", ha spiegato la sindacalista.

Ma anche la altre sigle chiedono interventi. In una nota congiunta Fp Cgil, Cisl Fp e Uil hanno sottolineato che in questi giorni "il sistema mediatico riporta molti dati, da ultimo quelli dell'Osservatorio Cottarelli, con l'obiettivo di screditare lo sciopero". I sindacati si riferiscono ai risultati di uno studio dell'Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli dai quali risulta che i contratti dei dipendenti del pubblico impiego sono ancora più "generosi" di quelli del privato. Ma tale rapporto è stato contestato dai sindacati che hanno spiegato che qualsiasi indicatore venga preso a livello europeo "ci dice che i dati italiani collocano I dipendenti pubblici italiani al di sotto di quelli di Danimarca, Irlanda, Svezia, Olanda e Germania". Nelle prossime ore si capirà chi riuscirà a vincere questo braccio di ferro. E, non meno importante, si vedrà se il governo riuscirà a superare la prova del Mes.

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