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Alla Juve il derby della paura. Il Toro steso con due testate

Tre punti alla Juve. Come era quasi logico che fosse. Al termine di un derby in cui la squadra di Pirlo ha però dato pessima dimostrazione di sé e di quello che è al momento: una squadra molle e senza idee, con alcuni giocatori nettamente al di sotto di una condizione accettabile, una difesa ballerina e un centrocampo in cui mancano fosforo e piedi buoni. Siccome però quel che conta sono i punti in classifica, i campioni d'Italia sono tornati a casa con una vittoria che permette oro di continuare a frequentare le parti alte della classifica: fino a quando non si sa perché, giocando così, appena il livello delle avversarie si alzerà arriveranno i dolori.

Nel frattempo, appunto, Toro battuto in rimonta: gol di Nkoulou nei primissimi minuti, pareggio di McKennie (arrivato dalla panchina) e rete decisiva di Bonucci a una manciata di minuti dalla fine. Due gol fotocopia, con la collaborazione di una difesa granata inguardabile, mal posizionata e per nulla guidata da un Sirigu che è il lontano parente del portiere paratutto delle scorse stagioni: azione d'angolo, palla fuori a Cuadrado, cross nemmeno troppo pretenziosi e, nell'area piccola, due colpi di testa che hanno fruttato il successo. Per i granata, sempre più invischiati nella lotta per la retrocessione, si tratta dell'ennesima rimonta subita: da situazione di vantaggio, la squadra di Giampaolo ha buttato via la bellezza di 19 punti. E, se non riuscirà a cambiare marcia in fretta, farà fatica a raggiungere la salvezza.

Partita strana, insomma. Con il Toro nettamente meglio della Juve nel primo tempo, preso per mano da Belotti e andato in vantaggio con Nkoulou (schierato a sorpresa al posto di Bremer) su azione d'angolo. Lo sciagurato Zaza, pochi minuti dopo e su magia del Gallo, avrebbe potuto raddoppiare se non si fosse mangiato un gol clamoroso facendo fare bella figura a Szczesny: il doppio vantaggio forse avrebbe deciso la partita o forse l'avrebbe solo indirizzata, fatto sta che la Juve rimaneva aggrappata alla scialuppa. Non tirava mai in porta per tutto il primo tempo, eccezion fatta per una conclusione senza pretese di Dybala appena prima di metà gara: però tutto poteva ancora essere rimesso in gioco, certo che sì.

In realtà, poco o nulla accadeva anche nella ripresa: Cuadrado – di gran lunga il migliore dei suoi – si vedeva comunque annullato il pareggio per fuorigioco di Bonucci sulla solita azione d'angolo. Poi era sempre lui, come detto, a creare le premesse per la rimonta: sempre da gioco fermo, chè su azione manovrata la Juve continuava a sbattere la testa contro la difesa a cinque del Toro. Un Toro praticamente senza panchina, con sempre meno forze e capacità di ripartenza. Pirlo invece, bontà sua, buttava dentro forze fresche e ne ricavava beneficio. L'inzuccata vincente di Bonucci – al secondo gol stagionale – decideva il tutto: il tecnico bianconero esultava come avesse vinto il secondo Mondiale della sua carriera, Pinsoglio veniva espulso dalla panchina e la Juve poteva tirare un sospiro di sollievo. Non troppo meritatamente.

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