Supera i 300mila euro l'ammontare del presunto giro di usura scoperto a Taranto dalla Polizia, gestito dalla 72enne Margherita Seprano, diventata il punto di riferimento di una larga cerchia di persone che chiedevano alla donna prestiti per soddisfare bisogni primari ma anche per sperperare danaro nelle sale Bingo.
Oggi gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito 8 arresti. In carcere, oltre a Seprano, ritenuta a capo di una associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'esercizio abusivo di attività finanziaria, sono finite la 67enne Rosetta Viceconte, la 62enne Egidia Seprano, la 48enne Eleonora Mignogna, il 50enne Cataldo Mignogna e il 51enne Giacomo Mignogna. Ai domiciliari il 77enne Aldo Lapenna e il 29enne Filippo Mignogna.
Nel febbraio dello scorso anno, i poliziotti, durante una perquisizione in casa di Margherita Seprano, entrarono in possesso di due grossi quaderni. Il primo era una rubrica telefonica dove erano stati annotati centinaia di numeri di telefono delle persone usurate, mentre l'altro era un vero e proprio "libro mastro" dove venivano registrati tutti gli importi elargiti, le rate pagate fino al cosiddetto "montante", l'importo finale da riscuotere.
Le indagini hanno permesso di ricostruire oltre cento prestiti usurari, di identificare buona parte dei clienti e di accertare, attraverso le schede a ciascuno di loro assegnate, le somme ricevute, l'entità dei singoli prestiti ed i tassi di interesse volta per volta applicati che nella maggior parte dei casi erano compresi tra il 60 e l'80% annuo, fino ad arrivare al 240%. L'abitazione di Margherita Seprano, che si avvaleva per l'attività usuraria di suoi familiari e conoscenti, da circa sette anni era così diventata un vero e proprio bancomat della zona. Le indagini hanno accertato che nella maggior parte dei casi le richieste di denaro arrivate via telefono o addirittura attraverso il citofono di casa, venivano immediatamente esaudite.
L'usurato si recava di persona nell'appartamento della donna o addirittura ritirava le somme in contanti attraverso un montacarichi installato sul balcone interno nel cortile dello stabile. In caso di "inadempienze", oltre alle richieste esplicite e pressanti fatte telefonicamente, la 72enne, nei casi più difficili, utilizzava il metodo della pubblica "umiliazione" del cliente moroso, recandosi personalmente presso l'abitazione dell'usurato e urlando le proprie ragioni in maniera plateale e sguaiata.Original Article
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