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“Ripensare l’insegnamento dell’Islam è giusto ma le proposte di Macron sono irrealizzabili”

PARIGI – "La formazione degli imam in Francia è un'idea nobile ma non praticabile". Chems-Eddine Hafiz, avvocato franco-algerino, 66 anni, è stato eletto nel gennaio scorso rettore della Grande Moschea di Parigi, la più antica d'Oltralpe, costruita quasi un secolo fa e oggi in parte finanziata dal governo algerino. Hafiz è scettico sulla proposta di Emmanuel Macron contenuta nella nuova legge contro il separatismo che sarà presentata mercoledì. Il capo di Stato vuole porre fine entro il 2024 all'arrivo dall'estero degli imam. Una sfida considerata cruciale anche in Germania e rilanciata dal presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che punta a creare un istituto europeo per la formazione dei responsabili delle moschee. "Se mandiamo via i 300 imam distaccati in Francia da Paesi esteri, chi prenderà il loro posto? Degli imam autoproclamati. Sarebbe un enorme rischio" commenta Hafiz ricevendoci in un salone affacciato sui lussureggianti giardini, sotto all'alto minareto, a due passi dal quartiere latino.
Nelle ultime settimane il rettore della Grande Moschea ha fatto dichiarazioni molto dure per condannare i recenti attentati. I suoi nemici lo accusano di non essere credibile, ricordando la sua lunga relazione con l'ex presidente algerino Abdelaziz Bouteflika e la sua battaglia legale nel 2006 contro il settimanale satirico Charlie Hebdo e le caricature di Maometto. All'epoca il giornale era stato assolto. Due mesi fa, alla vigilia dell'apertura del processo sugli attentati del gennaio 2015 contro la redazione, Hafiz si è invece schierato in modo netto, con un articolo pubblicato sul Figaro, per la difesa della libertà di espressione.

Il piano di Macron contro il "separatismo islamista": "Non possiamo più tollerare queste derive"

dalla nostra corrispondente ANAIS GINORI


Perché ha cambiato idea?
"Prima ero un avvocato, ora sono rettore. Conosco l'importanza dei miei doveri. La mia parola può essere criticata, ma viene ascoltata. E poi nella vita si cambia. Tra il 2006 e oggi ci sono stati molti morti. Anche io ho preso coscienza sulle radici del Male".
Le caricature di Maometto devono essere mostrate nelle scuole?
"Come rettore, il mio consiglio ai musulmani francesi è: voltate lo sguardo altrove, non siete costretti a guardare queste vignette. Nella situazione attuale dobbiamo calmare gli animi. Spetta a tutti assumersi le proprie responsabilità".
La mobilitazione della comunità musulmana è aumentata?
"All'inizio non accettavamo l'idea che certi crimini potessero essere commessi in nome della nostra religione. Io stesso nel 2012, quando Mohanmed Merah ha commesso l'indicibile (l'attentato in una scuola ebraica di Tolosa, con l'omicidio di un insegnante e due bambini, ndr.), sostenevo che si trattava solo di un delinquente che non frequentava le moschee. Oggi dobbiamo guardare la realtà. C'è un lavoro da fare anche a livello religioso. Il giovane che ha decapitato Samuel Paty aveva 18 anni. Come può un ragazzo commettere un atto del genere? Dobbiamo combattere l'indottrinamento".
Gli imam devono impegnarsi di più?
"Serve una contro-propaganda. Gli imam devono rivolgersi ai non musulmani che non sanno nulla di una religione associata alla violenza e alla morte dopo l'11 settembre, ma anche ai musulmani, perché in Europa non conoscono l'Islam autentico. Sono cresciuto ad Algeri, sono stato impregnato di una certa cultura. In Europa, se nasci musulmano ti chiamano Mohammed e basta. I giovani imparano alcuni versetti, un po' di arabo, ma da adolescenti rischiano di incontrare falsi predicatori su Internet".
Bisogna insegnare un Islam dei Lumi?
"Solo un autentico Islam. Oggi qualcuno dice che la nostra è una religione misogina ma durante la vita del Profeta le donne occupavano alte cariche. E' stato dopo che il sistema patriarcale ha preso il sopravvento. Si è trasformato in un Islam retrogrado e oscurantista. Gli imam devono essere al centro di questa lotta. Devono avere gli argomenti per spiegare l'uso improprio dei versetti coranici che può portare fino a legittimare l'azione violenta".
Per garantire l'efficacia di questa lotta la cosa migliore sarebbe formare gli imam in Europa?
"Nel mondo occidentale questa capacità di formazione non esiste. La Francia ha firmato convenzioni con tre Paesi che mandano imam distaccati: 30 provengono dal Marocco, 120 dall'Algeria e 150 dalla Turchia. Sono 300 imam pagati dai rispettivi Paesi. Non è semplice modificare questo sistema. Io stesso ho lanciato un nuovo corso di formazione per gli imam, riducendo la formazione da 5 a 3 anni. Ho avuto solo 67 iscrizioni. Significa che alla fine del corso ci saranno al massimo 15, 20 nuovi imam. La proposta di Macron è una bella idea ma per il momento non è praticabile".
Perché?
"In Occidente non c'è uno status per gli imam. Dovrebbe diventare una professione ma prendiamo l'esempio della Francia: a causa della separazione tra Chiesa e Stato, non possono accedere ad alcuna protezione sociale. E senza risorse finanziarie, oggi, nessuna moschea francese può versare uno stipendio a un imam".
Ci sono varie proposte, ad esempio finanziare gli imam francesi con una tassa su tutto ciò che è halal (consentito dall'Islam ndr) o sul pellegrinaggio alla Mecca?
"Creare una tassa kosher come per gli ebrei è molto complesso e non porterebbe abbastanza soldi. E per il pellegrinaggio alla Mecca è tutto in mano all'Arabia saudita".
Allora, quali soluzioni?
"Abbiamo proposto l'idea di sviluppare progetti immobiliari. Qui, alla Grande Moschea di Parigi, abbiamo un ristorante e un hammam che affittiamo. E' un percorso lungo. Ripeto: Macron è fuori dalla realtà quando dichiara che nel 2024 non ci saranno più imam distaccati".
Lei vuole uno status quo?
"Penso sia necessario sviluppare ancora meglio i partenariati con Marocco e Algeria. Con la Turchia è più complicato, perché ci sono di mezzo problemi politici, ma penso si debba trovare una soluzione perché esiste in Francia un'importante diaspora turca. Al contrario, dovremmo escludere dai finanziamenti esteri tutti i Paesi che non hanno comunità in Francia. Penso all'Arabia Saudita e al Qatar che finanziano moschee. Non hanno motivo di farlo se non quello di trasmettere un Islam non compatibile con i valori della Francia".
E' criticato per le sue prese di posizione?
"Ho molti fedeli che mi sostengono ma, naturalmente, ci sono anche persone che mi insultano. Non me ne curo. L'essenziale è altrove. Quando ho fatto leggere all'imam la predica del venerdì con una poesia in omaggio a Samuel Paty, ho pensato a suo figlio di cinque anni. Per il resto della sua vita, dirà che è stato un musulmano a decapitare suo padre. Lo stesso vale per i due figli di quella donna franco-brasiliana uccisa codardamente in una chiesa di Nizza. Vorrei che questi tre bambini non potessero dire che il loro genitore è stato ucciso da un musulmano. Questa è la mia lotta".
Riceve minacce?
"Sono sotto protezione. Il pericolo c'è. Quando la gente ti sputa addosso, è un'istigazione all'omicidio. Qualsiasi pazzo potrebbe entrare qui un giorno e tagliarmi la testa. Non riesco a dormire. Prendo tranquillanti pensando al figlio di Samuel Paty. Sono traumatizzato. Parlo d'istinto, seguendo la mia coscienza".Original Article

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