La questione dei vaccini dovrebbe indurre (parole che poco ama il Nostro) una rilettura attenta di Karl Popper. Non quella da fumetto che hanno, con parsimonia, trasmesso le pagine culturali dei media italiani. Tocca leggere Logica della scoperta scientifica, magari nell'edizione della Piccola Biblioteca Einaudi, prefatta magnificamente da Giulio Giorello. Un capolavoro. Ritornando ai sieri antivirus, in queste ore si sente di tutto: alcuni sono buoni (proteici), altri da verificare (genici), alcuni li vogliono obbligatori, altri volontari, alcuni sostengono che i vaccinati non contagiano, altri che invece lo fanno. E su tutto c'è il pensiero unico del virus: il dogma. Il vaccino è bello e buono e si deve fare. Incidentalmente è ciò che ritiene il sottoscritto. Ma il punto non è personale, è scientifico. Si possono mettere in discussione le certezze sui vaccini?
Partiamo dalla delimitazione dell'ambito di discussione. Mi colpì molto uno di questi scienziati che pretese di parlare solo con suoi pari grado, che poi non si capiva bene chi mai fossero. Scrive Popper: "Non credo alla teoria corrente che allo scopo di rendere feconda una discussione, coloro che vi partecipano debbano avere molto in comune. Al contrario ritengo che più diverso è il loro retroterra più feconda sarà la discussione". Per Popper la scienza non è una religione. Non si fonda sui dogmi. E anche riguardo a essi, mi ricorda con una battuta Paolo del Debbio, la Chiesa ci ha messo sei secoli per decretarne i primi. Insomma, la discussione è aperta a tutti, proprio perché "il giuoco della scienza è in linea di principio senza fine. Chi, un bel giorno, decide che le asserzioni scientifiche non hanno più bisogno di nessun controllo, e si possono ritenere verificate definitivamente, si ritira dal giuco". Chi ritiene che i vaccini non abbiano più bisogno di alcun controllo non è uno scienziato, secondo Popper, ma un positivista, un sacerdote. "Con l'idolo della certezza crolla una delle linee di difesa dall'oscurantismo, che sbarrano la strada al progresso scientifico. Perché la venerazione che tributiamo a quest'idolo è di impedimento non solo all'arditezza delle nostre questioni ma anche al rigore dei nostri controlli".
Quando vedete questi palloni gonfiati di certezze scientifiche, pensate a queste parole di Popper. Parole che non sconsigliano l'utilizzo del vaccino, ma che ne giustificano la critica, la messa in discussione. Sia detto con chiarezza, discussione e critica che vale per le apodittiche costruzioni altrettanto dogmatiche che attribuiscono ai vaccini rischi letali. Insomma, detto da un convinto vaccinista, il siero antivirus non si impone per dogma, ma semmai per discussione e per confutazione delle teorie avverse. E poi, direbbe Popper, il "soldato che non marcia con gli altri" merita sempre un certo rispetto.
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