C'è un esposto presentato ai Nas di 18 pagine e 470 di allegati con documentazione elettronica e immagini scattate dall'interno che fotografa le carenze dell'ospedale Moscati di Taranto tra ottobre e novembre. Risale a un mese fa ed è firmato dal sindacato dei medici Anaoo Assomed, uno dei più rappresentativi della categoria. È un lungo atto di accusa all'organizzazione del sistema sanitario andato in tilt all'arrivo della seconda ondata della pandemia Covid. Collima con alcune delle testimonianze di parenti di pazienti morti in quei giorni, che parlano di sistemazioni precarie, carenze nell'assistenza, mancanza di attrezzature, oltre che di furti e degenti maltrattati psicologicamente. La procura ha aperto più fascicoli di indagine.
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Le testimonianze più eclatanti emerse sono quelle di Angela Cortese, che racconta delle telefonate col padre in fin di vita nelle quali un medico urlando le diceva "non collabora, è qui lucido e mi sente, fra dieci minuti morirà". E quelle riportate da Venere Rotelli, che non ha più riavuto indietro il telefono con foto e ricordi del genitori, e Simona Santagada, con il padre Ubaldo sistemato per due giorni in una stanza adattata, "che sembrava un ufficio", con la borsa degli indumenti sulle gambe e un piccolo bagno. Episodi sui quali il direttore dell'Asl di Taranto, Stefano Rossi, difendendo gli operatori dipendenti, parla di "accertamenti interni in corso, con una commissione interna composta da figure di ogni categoria che esaminerà una per una le segnalazioni, prendendo contatti direttamente con gli interessati e verificando puntualmente e documentalmente i fatti. Non abbiamo ancora individuato il medico che avrebbe rivolto quella frase ai parenti di uno dei pazienti morti". Secondo Giancarlo Donnola, chirurgo vascolare e segretario territoriale del sindacato Anaoo, in quel periodo il numero di morti arrivati fino a un picco di 11 in un solo giorno, sarebbe stato causato in parte della disorganizzazione del sistema.
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Gino Martina
"I parenti dei pazienti – racconta Donnola – hanno ragione, ma le colpe non devono ricadere su noi medici, sempre in prima linea. È giusto che si verifichi la responsabilità del singolo se ha sbagliato ma non siamo disposti a pagare per le responsabilità di altri. A Taranto è mancata la programmazione. Nelle tende i climatizzatori sono stati montato solo pochi giorni prima dello smantellamento e mancavano i servizi igienici, a volte non venivano somministrate le terapie che i pazienti facevano prima del ricovero. I loro beni sono stati chiusi in bustoni e depositati all'aperto senza custodia, abbiamo le foto". Non solo. "Alcuni pazienti erano sistemati in quella che chiamo Suite Amsterdam. È la zona antistante il vecchio punto di primo intervento. Durante la degenza erano in vetrina attaccati alle bombole portati di ossigeno, visibili dalla strada. Non certo una sistemazione dignitosa". A ciò, la denuncia riporta il corollario di bagni inaccessibili o rotti barelle sistemate alla meglio e personale decimato perché infettato. "L'attivazione di altri posti letto – aggiunge Donnola – nelle strutture di Manduria, Grottaglie, nella clinica Santa Rita e all'ospedale militare andava fatta almeno 20 giorni prima". Stefano Rossi, direttore dell'Asl di Taranto, risponde però alle accuse rivolte dal sindacato.
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Gino Martina
"La rete ospedaliera Covid in provincia di Taranto – spiega – ha consentito di fare assistenza e ricoverare tutti coloro che ne hanno avuto bisogno, talvolta anche consentendo a residenti fuori provincia di trovare posti letto disponibili nella Asl jonica, a riprova della buona organizzazione e della tempestività con cui la stessa è stata adeguata. Ricordo che appena giovedì scorso è stata operata nell'ospedale di Manduria per frattura di femore una signora di 92 anni Covid positiva della provincia di Bari. I posti letto covid sono stati sempre adeguati all'esigenze che via via si modificavano in base all'andamento pandemico. La tempistica della conversione è stata sempre coerente con l'andamento pandemico e tutti i posti letto Covid sono stati attivati con le migliori tecniche cliniche: stanze a pressione negativa, ossigeno ad alti flussi, videosorveglianza al letto del degente, per garantire la massima assistenza e nel contempo la sicurezza degli operatori sanitari".
Sul numero di morti, Rossi sottolinea come "purtroppo in questa seconda fase della pandemia il numero dei decessi in provincia di Taranto è in linea con le statistiche nazionale e regionali, sottolineo purtroppo, perché nella prima fase, invece, i numeri registrati sono stati certamente migliori".
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