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Mozambico, l’Isis sconfina in Tanzania e punta a creare il Califfato in Africa

L'ISIS dal Mozambico sconfina in Tanzania e inizia una campagna di attacchi a sud. Il gruppo Ahlu al-Sunna Wal Jamaa (al-Shabaab), che ha giurato fedeltà allo Stato islamico, da tempo ha preso il pieno controllo di Cabo Delgado e ora punta a estendere la sua influenza nel Paese vicino. Finora c'erano già state imboscate nell'area, ma erano episodi isolati, più che altro tesi a rubare armi e munizioni a unità di soldati isolate per trasferirli nel Paese vicino.
Ora, però, la situazione è cambiata. Secondo le intelligence, c'è stata un'inversione di tendenza: i trasferimenti di materiali e jihadisti, infatti sono diretti dal Mozambico verso la Tanzania. I miliziani cercano di spingersi (con poca resistenza) verso l'interno sfruttando il fiume Ruvuma, che passa tra le due nazioni, e "punire" gli "infedeli" e gli "apostati".

Jihad, golpe e democrazie al limite: dal Niger al Mali l'Africa è una polveriera

di PIETRO DEL RE


Non a caso recentemente ci sono stati diversi episodi di barbarie con esecuzioni e decapitazioni di abitanti dei villaggi locali. Il tutto filmato e diffuso su internet e sui social media, in pieno stile della propaganda dello Stato Islamico. I terroristi, inoltre, dopo aver preso il controllo di buone parti del Congo e del Mozambico, hanno assunto una dimensione transnazionale e si sono trasformati in Islamic State in Central Africa Province (ISCAP). L'obiettivo è costituire un Califfato nel continente, riunendosi con i miliziani dello Stato Islamico nel Grande Sahara (Islamic State in the Great Sahara, ISGS), che operano più a nord. Ciò, dopo aver stabilito una presenza stabile, oltre che in Tanzania, anche in Kenya e Uganda.
Il tutto, peraltro, avviene nell'impotenza dei governi coinvolti, che continuano a rifiutare le offerte di aiuto dall'estero ed eventuali missioni internazionali, preferendo "fare da soli" nonostante i pessimi risultati. La situazione, però, ormai è sfuggita di mano e non c'è più tempo. Se non sarà affrontata al più presto in modo coordinato, si rischia un conflitto asimmetrico su base quasi continentale.
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