MADRID – Nei prossimi giorni torna a casa, a Cervera. Deve riposare. Ci vorrà almeno un mese per sapere se – questa volta – l’operazione sia riuscita. E poi non ci saranno video di flessioni sulle braccia, né manubri sollevati per mostrare che va tutto bene. Perché non va tutto bene. Marc Marquez lo sa, a 28 anni rischia davvero di dire addio alla sua carriera di pilota (8 titoli mondiali, 6 in MotoGP). Ieri è tornato sotto i ferri, come previsto: la frattura all’omero destro non si era saldata come avrebbe dovuto, neppure dopo le sessioni di onde d’urto cui si era sottoposto il mese scorso. A 5 mesi dall’infortunio di Jerez, al diavolo i due precedenti interventi chirurgici. Il campione catalano soffriva di pseudoartrosi, gli amici che gli sono vicino raccontano di dolori lancinanti appena provava ad allenarsi con la mountain bike.
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Cinque chirurghi, 8 ore di intervento
Ospedale Ruber Internacional di Madrid, 8 ore di intervento, 5 chirurghi (Samuel Antuña, Ignacio Roger de Oña, Juan de Miguel, Aitor Ibarzabal e Andrea Garcìa Villanueva): “Gli è stata tolta la placca precedente e ne è stata inserita una nuova, con aggiunta di un innesto osseo di cresta iliaca con un lembo libero cortico-periostico”, prova a spiegare la Honda con un comunicato ufficiale. Ora deve riposare, nient’altro. Tra un mese, nella migliore ipotesi tre settimane – a Natale? –, sapremo se la frattura al braccio sarà finalmente saldata e il Cannibale potrà tornare a correre. Poi servirà un lento recupero. Lento.
Sarà assente 6 mesi. Arriva il Dovi?
Tre mesi di attesa dall’operazione, altri due o tre per la riabilitazione. Salterà sicuramente il primo gran premio, previsto come tradizione in Qatar il prossimo 28 marzo. E le gare in Texas e Argentina, sempre che con questi tempi impossibili il calendario sia confermato. Dicono che potrebbe essere sostituito da Andrea Dovizioso, che voleva regalarsi un sabbatico per tutto il 2021 (il suo contratto con Ducati scade a fine anno). Simone Battistella, manager del forlivese, smentisce di avere avuto contatti in questo senso con la casa giapponese. Non ancora, almeno. E allora, indovinate un po’ dove potremmo rivedere il Cannibale? Sì, proprio a Jerez, il 2 maggio 2021.Jerez, dove è cominciato tutto: il 19 luglio passato.
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Il rientro a Jerez, dove tutto è cominciato
Finito nella ghiaia poco dopo la partenza, 5 mesi fa Marquez era stato protagonista di una delle più incredibili rimonte nella storia del motomondiale: dal 16° al 3° posto in soli 15 giri del circuito andaluso. Ma non gli bastava, è fatto così. E incitato al muretto da Alberto Puig aveva chiesto l’impossibile ad una moto con le gomme ormai distrutte: la caduta a 5 giri dal traguardo, attaccando Viñales. Due giorni dopo, il primo intervento a Barcellona nella clinica Quiròn Dexeus e l’assurdo rientro in pista nella terza sessione di prove libere del sabato, il dolore insopportabile, la rinuncia. Poi un misterioso incidente in casa, aprendo una finestra, e la necessità di una seconda operazione con l’obiettivo di rientrare a metà ottobre. “Il recupero va più lento del previsto perché fin dall’inizio le cose non sono state fatte bene”, ringhiava Emilio Alzamora, manager e come un secondo padre per Marc, furioso con i medici di Barcellona (Mir, Charte), e con Puig.
Senza il Cannibale è un’altra cosa
Assente Marquez, in MotoGP è stata una stagione di straordinario equilibrio e spettacolo: 14 gran premi, 9 diversi vincitori. Alla fine è stato premiato Joan Mir, 23 anni, maiorchino, che con un solo successo ma tanti buoni piazzamenti si è preso meritatamente il titolo. Dietro di lui un favoloso Morbidelli, hanno invece deluso Dovizioso e la Ducati, per non parlare della Yamaha con Viñales e Valentino. Quartararo, dato troppo presto per dominatore del campionato, si è spento col passare delle corse. A Marquez non è rimasto che mettersi sul divano e accendere la tv, la domenica. “Non ce l faccio più”, confessava solo qualche giorno fa. Ma questa volta dovrà fare le cose con calma. E insieme a tutto il motomondiale tornerà a sorridere.
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