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MotoGp: la sfortuna di Marquez, terzo Natale di seguito tra bende e convalescenza. “Tornerò quando sarò al massimo”

Sarà un altro Natale di bende, medicazioni, massaggi. Dolore, esercizi. Lacrime. Per il terzo anno consecutivo. La prima volta fu nel dicembre del 2018, lo operarono a quella spalla sinistra che durante il campionato (vinto, naturalmente) s'era lussato 32 volte. Trentadue, avete capito bene. Poi l'inverno dello scorso anno, un secondo intervento: questa volta alla spalla destra. E l'altro giorno, a Madrid, cinque chirurghi che hanno lavorato per 8 ore sul suo braccio destro, impiantando una nuova placca in titanio sull'omero rotto. La situazione si è ulteriormente complicata, perché i medici hanno appena scoperto che la frattura aveva sviluppato un'infezione: nelle prossime settimane – ha fatto sapere il Repsol Honda Team in un comunicato ufficiale – il campione dovrà essere sottoposto anche ad uno specifico trattamento antibiotico. Marc Marquez sotto l'albero troverà un'altra volta Carlos Garcìa, fisioterapista e amico, anzi: un fratello. Sono 5 mesi che vive con lui nella nuova casa catalana che il pilota ha costruito a Cervera, a poche centinaia di metri da quella dei genitori dove ha diviso fino a poco tempo fa la camera da letto con l'altro fratello, quello naturale: Alex. Questo Natale però dovranno fare ancora più attenzione che nel passato: ci vorrà un mese per capire se l'operazione è riuscita, poi altri 2 mesi di riposo, quindi una riabilitazione che non potrà completarsi prima di maggio.

MotoGp, Marquez operato: decisivo il prossimo mese. Ma il recupero sarà lento

di

Massimo Calandri


"Quando potrò tornare a correre in moto?". Sono state le prime parole del Cannibale, al risveglio nella sua camera dell'ospedale Ruber Internacional. Le stesse che aveva pronunciato anche il 18 luglio scorso nella clinica Dexeus di Barcellona, dopo che i medici di fiducia (Charte, Mir) erano intervenuti sull'osso fratturato la domenica a Jerez. "Allora i dottori avrebbero dovuto frenarmi, essere realisti", racconta oggi il pilota. Quaranta flessioni sulle braccia la mattina seguente, per dimostrare al mondo che era invincibile, indistruttibile. "Mi dissero che la placca avrebbe resistito, ed è per questo che 2 giorni dopo sono tornato in pista", spiega Marc. "Ero tranquillo, quando salito sulla moto. Mi fidavo di loro. Perché sono un tipo coraggioso, non un incosciente". Ah, se avesse saputo… Con un mondiale così equilibrato – 9 vincitori in 14 gp – avrebbe potuto tranquillamente attendere un mese, per poi tornare a fare il prepotente. Invece, una seconda operazione e poi una terza. A 28 anni si è fermato all'8° titolo, 6 in MotoGp. E chissà come andrà la prossima stagione, visto che sarà sicuramente assente almeno ai primi 3 appuntamenti (Qatar, Argentina, Texas). La tesi ufficiale è che dovrebbe temporaneamente essere sostituito da Bradl. Ma Simone Battistella, manager di Dovizioso (il forlivese, dopo aver chiuso con la Ducati, si è preso un anno di sabbatico), ha il telefonino acceso ed è prontissimo a rispondere a una chiamata dal Giappone.
"Non l'ho mica capito, questo campionato: due gare su di uno stesso circuito una domenica dopo l'altra, piloti che nel giro di una settimana facevano progressi straordinari…troppo complicato per me", se la ride Marc. Che comunque vada, nel 2021 dovrà rinunciare ad avere Alex come compagno di squadra: il fratello sarà sostituito da un altro catalano, Pol Espargarò. "Chissà se Pol si è pentito a firmare con noi, visto come ha cominciato ad andare forte la Ktm. A parte gli scherzi, non vedo l'ora che cominci a provare la Honda". Sì però Marquez quando tornerà? "Quando sarò pronto ad affrontare gli stessi rischi di prima, altrimenti non avrebbe senso". Il pensiero torna sempre a quel rientro affrettato che gli ha rovinato l'anno e messo in pericolo una carriera straordinaria. "Non sono stato un pazzo: se mi avessero detto che la placca si sarebbe potuta spezzare guidando a 300 all'ora, non lo avrei fatto. È stato tutto troppo precipitoso, anche se poi la rottura è avvenuta a casa: colpa di tutto lo stress accumulato in precedenza, quella storia dell'incidente aprendo una finestra è una sciocchezza". Si può imparare, dagli errori. "Ho capito che noi piloti abbiamo una virtù ma al tempo stesso un difetto: quello di non renderci conto del pericolo. Però chi ci sta intorno deve aprirci gli occhi". Marc ora sa che si può rallentare, nella vita. "Non mi importa tornare in pista, e non essere lo stesso di prima. Mi rivedrete solo quando sarò di nuovo al cento per cento".Original Article

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