«"Atlante freddo. Trilogia criminale" è il vertice della produzione romanzesca di Luigi Bernardi; mancava da tempo nelle librerie e ho voluto curarne la riedizione». Tommaso de Lorenzis, editor e consulente editoriale, a Bologna ha vissuto dal 1995 al 2007 e ha conosciuto e collaborato con Bernardi (1953-2013), fondamentale editor ed editore per il fumetto e la letteratura, specie di genere, ma anche autore che non ha ancora incontrato il dovuto riconoscimento. Cosa che potrebbe finalmente accadere con "Atlante freddo" (Rizzoli editore) grazie a Chiara, involontaria protagonista delle tre storie nere del libro, tra Bari, Bologna e Torino alla vigilia del nuovo Millennio (i romanzi "Vittima facile", "Rosa piccola", "Musica finita", editi da Zona tra il 2003 e il 2005).
De Lorenzis, cosa rappresenta la Trilogia nell’opera di Bernardi?
«Allinea diverse sue caratteristiche stilistiche e tematiche: la condizione dei soggetti migranti e i loro transiti nel nostro paese; il peso dell’eredità degli anni ‘70; una scrittura per azioni e scene brevi alla Jean-Patrick Manchette, autore che tanto amava. La riedizione è l’inizio di un recupero che spero riproponga la sua opera in modo organico e sistematico, per iniziare un ripensamento collettivo della sua figura».
La Trilogia non dà un bel ritratto di Bologna.
«Bernardi ha avuto con la sua città un rapporto conflittuale. È stato tra i più coraggiosi interpreti della Bologna creativa, sperimentale, internazionale degli anni novanta con la sua casa editrice Granata Press. Era un inquieto catalizzatore di relazioni, ha reinventato il fumetto, rilanciato il romanzo giallo italiano, lavorato con Macchiavelli, pubblicato Fois e Lucarelli, ma ha sempre colto anche i limiti dei fenomeni che ispirava e promuoveva, come dei luoghi che viveva: di Bologna ha visto nascere una politica contraddittoria che ha portato alle derive securitarie degli anni zero, raccontate in "Macchie di rosso"».
Anche nel giallo italiano vedeva limiti?
«Certo: la ripetizione di elementi canonici e di schemi, il divenire un genere rassicurante. In fondo, il suo rapporto con Bologna è come quello con la crime fiction: da un lato sperimentazione e coinvolgimento, dall’altro uno sguardo sempre e rigorosamente critico».
E come ha risolto la contraddizione nei suoi libri?
«Lucarelli ha narrato le contraddizioni della trasformazione produttiva e urbanistica dell’Emilia Romagna, la fusione di territori rurali, periferia e centri cittadini in una megalopoli. Il suo giallo ne ha affrontato le dinamiche. Bernardi ha visto subito che in Italia prendeva piede un altro giallo, più rassicurante, e ha preso parola.
Come scrittore, non offre uno spazio accogliente, ma una città restituita scarnamente, per pochi elementi, per togliere al lettore la sicurezza che un’ambientazione riconoscibile tende a dargli. La Bologna di "Atlante freddo" è parte di una megalopoli italiana, che va da Bari a Torino, uno spazio transregionale in cui Bari è sempre più simile a Milano, nei vezzi e nei vizi. E non è per niente rassicurante».Original Article
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