Lo spettro della patrimoniale continua ad aleggiare sul Parlamento. L'emendamento di Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), recuperato tramite ricorso dopo che era stato dichiarato inammissibile, è stato inserito tra le proposte di modifica "segnalate", cioè quelle sulle quali si chiede un surplus di discussione e, se possibile, l'approvazione. L'emendamento prevede l'introduzione a partire dal primo gennaio del prossimo anno di "un'imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500mila euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all'estero, da persone fisiche". Si chiede l'abolizione dell'Imu e dell'imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per sostituirle con un'aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500mila euro e fino a 1 milione di euro per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro. Per il 2021 la proposta di modifica prevede un'aliquota del 3% per i patrimoni superiori al miliardo di euro. Sono previste, inoltre, per i patrimoni all'estero "suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia", multe che vanno dal 3% al 15% dell'importo non dichiarato.
La proposta, oltre a scatenare le proteste dell'opposizione (Forza Italia ha presentato l'emendamento Giacomoni che introduce la flat tax al 15%) non trova sostegno nella stessa maggioranza visto che il Pd e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, vorrebbe introdurre l'Irpef "alla tedesca" con aliquote variabili in funzione del reddito. Almeno fino a ieri perché la sortita di Beppe Grillo ha cambiato le carte in tavola. Il fondatore del Movimento, ribadendo il no al Mes, ha proposto "un contributo del 2% per i patrimoni dai 50 milioni di euro al miliardo" e "uno del 3% dato dai multimiliardari" per un totale di 10 miliardi.
Un'uscita inaspettata ma subito approvata dai big pentastellati come Nicola Morra. "Imu sul patrimonio commerciale della Chiesa e patrimoniale per i super ricchi fanno capire come si possa recuperare qualche risorsa senza far riferimento al Mes", ha dichiarato. Anche Luigi Di Maio si è accodato. "Se si vuol discutere di una tassa per i super-ricchi, insomma sui milionari, ben venga, con criteri adeguati", ha precisato criticando la formulazione Fratoianni per rendere meno appariscente la marcia indietro.
Insomma, la patrimoniale in un modo o nell'altro potrebbe riapparire in forme diverse rispetto a quelle attuali (l'Imu vale 22 miliardi) e mettere ulteriormente in ginocchio un'economia gravata da 2.580 miliardi di debito pubblico e in attesa della pagella di Fitch. Non a caso ieri Standard & Poor's ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita globali nel 2021, portandole dal 5,3% al 5%, a causa dell'impatto della seconda ondata di coronavirus. La crescita dell'Ue è stata ridotta dal +6,1% di ottobre al 4,8, mentre quella dell'Italia è stata tagliata da +6,4% a +5,3. Riviste al rialzo le stime per gli Usa (dal 3,9% al 4,2%) e quelle della Cina (dal 6,9% al 7%).
Aumentare il prelievo sui patrimoni potrebbe peggiorare, quindi, un quadro macroeconomico già compromesso. I patrimoni sono risparmio: tassarli significa diminuirne le possibilità di investimento, moltiplicando la povertà.
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