L'accusa arriva da due spacciatori, ovvero quelli che quotidianamente combattono per le strade di Torino, ed a causa di essa la responsabile della stazione di polizia "Dora Vanchiglia" Alice Rolando e tre agenti suoi sottoposti saranno sollevati dai rispettivi incarichi per un periodo che oscilla tra i 6 ed i 10 mesi.
Come riportato da Libero, i quattro poliziotti risultano indagati a vario titolo per "sequestro di persona, concussione, peculato, corruzione e falso ideologico in atto pubblico", accuse che hanno comportato l'emissione di misure cautelari da parte del gip Ersilia Palmieri, a causa delle quali gli agenti non potranno più svolgere le rispettive mansioni per il tempo sopra indicato. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Torino Gianfranco Colace, hanno avuto origine dalle accuse di due pusher, un italiano ed un marocchino.
Sarebbe stato proprio quest'ultimo, come riferisce ancora il quotidiano, a denunciare "di essere stato obbligato a diventare una fonte confidenziale dei poliziotti, di essere stato sequestrato in una stanza del commissariato e caldamente invitato a fare i nomi dei suoi fornitori". Come da prassi, nel corso dell'interrogatorio, gli uomini in divisa trattenevano temporaneamente il suo documento di identità, ma lo spacciatore magrebino ha utilizzato anche questo elemento per rivalersi legalmente su di loro, dichiarando ben altro: "Me l'hanno sequestrato". Non solo. Secondo l'extracomunitario gli agenti avrebbero effettuato una perquisizione all'interno della sua abitazione trovando della droga che, stando alla sua versione, sarebbe sparita. Ecco il perchè delle accuse di sequestro di persona e peculato individuate dal pubblico ministero.
La vicenda risulta nel complesso poco chiara, soprattutto per il fatto che le indagini sono tuttora in corso. Lo stesso marocchino ha raccontato di esser stato costretto a fare i nomi di "pezzi grossi" nell'ambito dello spaccio di droga di Torino, presso i quali si sarebbero presentati gli agenti sotto copertura. Fingendo di essere interessati all'acquisto di stupefacenti, i poliziotti sarebbero riusciti a trarre in arresto questi "pezzi grossi", mentre "favorito dagli agenti" il pusher marocchino poteva darsela a gambe. Nella sua personale crociata contro gli uomini in divisa, quest'ultimo ha parlato anche di "un paio di verbali falsificati", cosa da cui deriva un'ulteriore ipotesi di accusa della procura della Repubblica di Torino. Un altro episodio, anch'esso per il momento molto fumoso, fa riferimento invece all'identità di "un importante imprenditore di Castiglione Torinese". L'uomo, un consueto acquirente di grosse partite di droga, sarebbe finito anch'egli nel mirino degli stessi agenti. L'operazione finalizzata al suo fermo si sarebbe conclusa con l'arresto dello stesso pusher marocchino da parte della Squadra mobile, forse la molla che ha scatenato la reazione del malvivente nordafricano, il quale da ricattato si sarebbe tramutato in ricattatore. Da qui le denunce nei confronti degli uomini in divisa.
"Attendiamo che la giustizia faccia il suo corso e abbiamo piena fiducia nella magistratura", dichiarano sbigottiti per l'accaduto in questura. "Forse non ci saranno state tutte le autorizzazioni", sarebbe stato il commento di qualche collega secondo Libero. "Forse la dottoressa e i suoi uomini sono stati un po' superficiali, ma non ci si rende conto di cosa significhi contrastare lo spaccio di droga in un territorio come quello di Porta Palazzo. Se nessuno mette le mani nella farina, è ovvio che restano pulite. I colleghi hanno fatto il loro dovere rischiando di persona, anche come agenti sotto copertura. Ma se rischi e poi ti indagano, tutte le motivazioni vanno a farsi friggere".
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