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Immagina se ci fosse John Lennon

Un raggio di sole californiano filtra dalla finestra di Simon Reynolds, uno dei più importanti critici musicali contemporanei noto per aver incorporato aspetti di filosofia sociale nei suoi scritti, per aver inventato il termine "post rock" ma soprattutto per il suo imponente saggio sulla Retromania, ovvero sulla nostalgia per il passato da cui il mercato ha spremuto tutto il possibile. Ma ora è appena uscito un suo nuovo lavoro che va in direzione contraria: si intitola Futuromania e analizza quanto di "futuristico" e innovativo si può trovare in musica da Giorgio Moroder alla trap.
Quanto futuro c'è nei Beatles?
"Amo i Beatles e credo che la loro carriera sia molto interessante perché hanno iniziato come una grande band di rock'n'roll live. Anche John Lennon era convinto che la loro miglior musica fosse stata quella fatta prima di essere mai entrati in uno studio di registrazione. Una volta disse: "Quando eravamo ad Amburgo o suonavamo al Cavern nessuno poteva batterci in Inghilterra. Eravamo i migliori, meglio persino dei Rolling Stones"".
E poi invece?
"I primi album dei Beatles non sono altro che documenti di loro che suonano dal vivo in studio e sono molto eccitanti. Poi sono diventati la definitiva, o meglio, la prima vera band "post-rock" nel senso che quello che suonavano in studio non avrebbe mai potuto essere riprodotto live. Forse potrebbe esserlo oggi ma allora era impossibile, basti pensare a pezzi come Tomorrow Never Knows (una delle canzoni più innovative dei Beatles e il loro vero manifesto psichedelico piuttosto che Lucy in the Sky with Diamonds, ndr) composta principalmente da Lennon come se volesse reagire proprio a quella prima fase da "live band". Ormai le loro canzoni canzoni non potevano più essere suonate dal vivo e quindi smisero di fare tour e da quel momento in poi si limitarono ad andare in studio e a sperimentare cose sempre nuove".
Per esempio in che modo?
"Principalmente usando diversi nastri in modo da creare una sorta di "pittura del suono". È un viaggio molto interessante quello di Lennon da nudo e crudo rocker urlante a sperimentatore. Lui stesso diceva che non era un grande chitarrista ma che riusciva a scuotere e far ballare il pubblico. Quando passa a creare i suoi "soundscapes" diventa invece un vero manipolatore di suoni anche se continua sempre a mantenere una forma canzone anche in brani come Strawberry Fields Forever o I Am the Walrus che però sono al tempo stesso musica sperimentale e futuristica. Del resto non solo Lennon ma anche gli altri Beatles erano interessati all'avanguardia: sulla copertina di Sgt. Pepper non a caso c'è anche Stockhausen! John Lennon anche se poi è tornato in più occasioni al rock'n'roll, ha fatto anche un pezzo come Revolution #9 che è una sorta di tentativo di realizzare un brano alla Stockhausen".
E Paul McCartney?
"Uno pensa a lui come "quello dolce" che fa i pezzi pop o le canzoni d'amore un po' sdolcinate come Yesterday ma era molto interessato all'elettronica: c'è il famoso album mai uscito, Carnival of Light, considerato la sua Revolution #9, un disco di vera e propria musica concreta. E poi c'è anche Electronic Sounds di George Harrison, uscito per "Zapple", la divisione sperimentale di Apple Music. Devo dire però che non è un grande album: l'ho ascoltato una sola volta".
John, influenzato probabilmente anche da Yoko che viene dal movimento artistico Fluxus, è però quello che sperimenta di più. Ha mai ascoltato "Two Virgins" con la famosa, controversa, copertina che li mostra nudi o " Wedding Album"?
"Sì. Anche in questo caso sono il tipo di disco che ascolti una volta, dici "interessante" e poi metti da parte. Lennon è sempre stato aperto a qualsiasi tipo di novità: ha provato l'LSD, ha provato la meditazione e la spiritualità orientale. E poi Fluxus e l'avanguardia con Yoko e infine la protesta, per poi ritornare al rock'n'roll e a esplorare i suoi danni emotivi attraverso la famosa terapia dell'"Urlo primordiale" dello psichiatra Arthur Janov in brani grezzi e potenti come Mother".
Credo che l'importanza di Lennon sia stata notevole anche a livello sociale: oltre agli inni di pace e di protesta penso anche alla valenza del fatto che un ex-Beatle canti un pezzo come "Cold Turkey" sulla disintossicazione da eroina…
"Certo. E con un pezzo del genere finisce in classifica! In quegli anni si parlava di temi molto forti. Cold Turkey è puro punk rock. Credo fosse anche legato alla disillusione dopo il "flower power" e tutto l'All You Need Is Love che si portava con sé. Con questo tipo di brani Lennon diventa sempre più politico. Credo per esempio che Instant Karma sia una canzone molto politica anche se è riduttivo definirla così. Uno pensa anche a Imagine come a una canzone morbida, sognante ma se ascolti il testo è pura Internazionale Comunista: "Imagine no possessions" e non solo, niente nazioni, niente religioni, niente paradiso né inferno. È una dichiarazione incredibile. Non a caso è la canzone preferita di Jeremy Corbyn".
Quanto è stata importante Yoko Ono per John Lennon?
"Molto. Il suo modo di urlare e di fare performance imperniate sul corpo, anche molto dure, come quella in cui il pubblico è chiamato a tagliarle i vestiti con una forbice, credo abbia coinciso con l'esigenza di Lennon di ritornare ad esprimersi in maniera molto diretta, semplice e onesta. Penso a quel grande album solista di Yoko Ono che è Fly e a quello con John e la Plastic Ono Band, Some Time in New York City con pezzi come Woman Is the Nigger of the World. E la terapia dell'Urlo primordiale era esattamente quello che lei portava avanti da sempre proprio in maniera materiale, fisica urlando nelle sue performance. Credo che in lei Lennon abbia trovato uno specchio. Anche lui nei suoi scritti aveva riferimenti che vanno dai surrealisti a Lewis Carroll oltre a un enorme bisogno di guarire dai molti traumi della sua vita".
C'è più futuro nei Beatles o nei Rolling Stones?
"Amo gli Stones, penso che siano fantastici. Ma c'è sempre, sempre una base di blues in quello che fanno! Nella loro opera non c'è niente come I Am the Walrus o Strawberry Fields. Stranamente gli Stones non sono mai stati sperimentali come lo sono stati i Beatles. Gli Stones erano più rock ma i Beatles erano più pop e più sperimentali allo stesso tempo: sembra un ossimoro ma è così…".
Il libro
Il nuovo saggio di Simon Reynolds è Futuromania (minimum fax, traduzione di Michele Piumini, pagg. 494, euro 22)Original Article

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