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Il Natale salvato dai libri

Per fortuna ci sono almeno i libri, a resistere, a farci compagnia in questo Natale silenziato dalla pandemia. Chi ama i libri sa che sono ancore a cui aggrapparsi contro la solitudine. Lo ha capito il governo, che ha lasciato aperte le librerie anche nelle zone rosse, riconoscendo ai libri di essere un bene essenziale in questi giorni di privazioni, senza cinema, senza musei e senza grandi occasioni di svago.
Per questo Robinson sarà in edicola domani e poi per tutta la prossima settimana con un numero completamente dedicato ai libri, un caleidoscopio di consigli per i vostri acquisti natalizi che è un omaggio alla lettura e all’immaginario. Abbiamo scelto di parlare dei titoli che più abbiamo amato, non dimenticando le ultime uscite editoriali. Narrativa, saggistica, fumetti, arte, musica. Autori internazionali e italiani, grandi classici e inediti, nuove scoperte e hit. Ce n’è per tutti i gusti, dai premi Nobel Mario Vargas Llosa e Olga Tokarczuk a Isabel Allende, da Margaret Atwood a Maylis de Kerangal, fino alla vincitrice del Booker Prize Bernardine Evaristo. Impossibile nominarli tutti, sono tantissimi e spaziano dalle storie intime (Guadalupe Nettel) ai saggi sull’ambiente (Jonathan Franzen), dai thriller (John Grisham) al graphic novel (Zerocalcare).
I librai in questi giorni raccontano di un nuovo fermento, le vendite vanno bene, si aspettano un Natale di riscatto. I dati sono incoraggianti. Gli ultimi registrati dall’Aie fotografavano già a ottobre un’accelerazione nella ripresa dopo il colpo del lockdown primaverile: le perdite che dal -20% del marzo scorso si riducevano al -11% di giugno, per passare dopo l’estate al -7%. Speriamo dunque che Natale ripaghi i librai degli sforzi fatti negli ultimi mesi, che li risarcisca per non aver mollato, per aver continuato a presidiare con idee e tenacia la loro attività, che è sì economica ma ha un’importanza sociale che va al di là dei fatturati. Lo meritano perché hanno tenuto duro inventandosi eventi sui social e consegnando i libri a casa a piedi, in bicicletta o con la magnifica iniziativa dei Libri da Asporto. Con il sostegno degli editori, la filiera del libro stavolta ha agito compatta arginando il peggio.
Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione Librai Italiani, è anche il titolare della libreria storica Bonturi di San Bonifacio, zona gialla in provincia di Verona. Lo chiamiamo per capire che aria tira. «Si è riscoperto il valore della lettura, la bellezza del libro», ci dice subito. A novembre, racconta, le vendite del suo negozio sono raddoppiate rispetto allo scorso anno.
In questi giorni di malinconia per le restrizioni che terranno molti di noi lontani dai propri familiari, Ambrosini racconta di clienti che si aggirano tra gli scaffali in cerca del titolo giusto da regalare: «Una signora dopo aver acquistato la Grammatica della fantasia di Gianni Rodari mi ha detto “Non so se riuscirò a vedere mio nipote ma intanto lo prendo”. In fondo il libro rimane un gesto di affetto, un modo per regalare un pezzetto di noi a chi amiamo».
E proprio quel “gesto di affetto” è protagonista del magnifico racconto di Alberto Manguel in apertura di Robinson. Lo scrittore argentino, che da giovane ha avuto la fortuna di crescere avvolto dalle vorticose spirali delle infinite letture di Borges, ha dedicato la sua opera ai libri e ai personaggi immaginari che più ha amato. Anche l’ultimo, Mostri favolosi (Vita e Pensiero), è un omaggio ai propri compagni di viaggio: Cappuccetto Rosso, Frankenstein, Alice, capitano Nemo e molti altri. L’articolo scritto per Robinson è un atto di fiducia nella fedeltà del libro, che resta l’antidoto più sicuro alla noia e alla solitudine. Robinson Crusoe sopravvive al naufragio grazie a un libro, la Bibbia, l’unico che era riuscito a salvare. L’immaginario, ha ragione Manguel, reclama spazi, varca i perimetri delle prigioni e delle case, se ne frega dei confinamenti. Può succedere al contrario che i divieti lo rinvigoriscano, perché nelle situazioni di cattività è umano cercare vie di fuga. Alla fine del Settecento l’ufficiale cattolico savoiardo Xavier de Maistre, costretto a scontare 42 giorni di arresti nella sua casa torinese, aveva saputo trasformare il perimetro della stanza in un contenitore di fantasticherie letterarie. È sua una delle frasi più belle sulla potenza della narrazione: «Mi hanno vietato una città, un punto; ma mi hanno lasciato l’universo intero» (Viaggio intorno alla mia camera, 1794).
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