Beppe Grillo stronca il Mes. E non aiuta certo l'azione di persuasione di Luigi Di Maio nei confronti dei ribelli grillini per convincerli a recedere da un no che può portare alla crisi. E così il ministro degli Esteri dai microfoni del Tg1 avverte: "Il 9 dicembre si vota sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio e del governo in aula, non si vota sull'accesso al Mes", e "sarebbe da irresponsabili votare contro il governo e il presidente del Consiglio che chiede il mandato di andare in Europa in Europa a sbloccare i 209 miliardi del recovery fund".
Dal trattato sul Mes alle misure anti-covid, dalle riforme al fisco, dal Recovery plan ai casi Autostrade e Ilva. Non c'è dossier su cui la maggioranza non litighi dividendosi in fazioni. E nei due partiti principali, 5 Stelle e Pd, fronde interne emergono periodicamente e mettono a rischio il patto giallorosso. La giornata di ieri è stata un continuo di attacchi, smarcamenti e risse, un esplodere di mille conflitti che stride paurosamente con la frase drammatica che il Paese sta vivendo e con la richiesta di un Natale solitario e blindato che viene avanzata ai cittadini.
A dare l'ultimo strattone l'uscita di Beppe Grillo sul Mes che apparentemente non aiuta a ricomporre la faglia profonda che si è aperta tra i parlamentari grillini proprio in questi giorni e che arriva proprio a poche ore dall'assemblea dei gruppi parlamentari chiamata a trovare una via d'uscita che consenta di salvare il governo. È vero che Grillo attacca la linea di credito del Mes (il famoso prestito da 37 miliardi cui l'Italia potrebbe accedere per far fronte alle spese sanitarie dettate della pandemia) e non la riforma del Meccanismo europeo di stabilità che è il vero oggetto del voto parlamentare del 9 dicembre su cui Conte rischia l'osso de collo. Ed è vero anche che fa attenzione a non criticare il premier, anzi lo cita come punto di riferimento sulla questione. Eppure Grillo negli ultimi tempi è stato il più forte sostenitore del governo Conte e dell'esperimento giallorosso. Ha cambiato idea? O il suo è solo un modo per alzare drammaticamente il prezzo e strappare al Pd, in cambio di un sì al trattato europeo, la garanzia che non verrà utilizzato il prestito da 37 miliardi?
Caos maggioranza
di
Giovanna Vitale
Secondo fonti della Lega, oggi tra il leader Matteo Salvini e il presidente di Forza Italia c'è stata "una telefonata lunga e costruttiva: il centrodestra si conferma compatto a difesa del lavoro, del futuro e della salute degli italiani. Salvini e Berlusconi hanno condiviso il No a imposizioni europee che mettono a rischio i risparmi e il lavoro degli italiani: non ci sarà nessuna stampella per una maggioranza divisa e litigiosa".
Una cosa è chiara: se il governo scivolerà su un tema fondante di politica europea il Quirinale ha già fatto sapere che non sarà possibile rimettere in piedi un'altra maggioranza europeista (visto anche lo smarcamento di Forza Italia) e non resterà che la strada delle elezioni. Ma si aprirebbe una crisi gravissima, con una legge di bilancio ancora da approvare, il rischio di andare all'esercizio provvisorio e soprattutto di perdere l'occasione irripetibile del Recovery plan. È bene che ogni parlamentare del Movimento 5Stelle sia consapevole che la posta in gioco è ben più alta ormai di un puntiglio ideologico e anche del loro stesso scranno.
di
Alberto d'Argenio
,
Concetto Vecchio
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