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Gli esodati del Coronavirus, le cure negate dalla pandemia

COVID è un’emergenza impossibile da ignorare. Ma come un gioco di scatole cinesi, la pandemia nasconde un’altra bomba in attesa di esplodere: gli esodati del Coronavirus, quei milioni di pazienti oncologici, persone con disturbi cardiovascolari, malattie rare e malattie croniche, che nei mesi della prima ondata epidemica, e di nuovo nelle ultime settimane col ritorno del virus, non hanno potuto vedere il proprio specialista, effettuare analisi e screening, ricevere diagnosi e iniziare le terapie, accumulando un ritardo nelle prestazioni sanitarie che rappresenterà la vera sfida per il Sistema Sanitario Nazionale. Perché l’equità nell’accesso alle cure è anche questo. Non a caso, è proprio alla situazione dei pazienti non Covid, e alle strategie necessarie per farli rientrare nel Ssn, che è dedicato il primo rapporto della neonata associazione SalutEquità, un “Laboratorio per il monitoraggio dell’andamento delle politiche sanitarie e sociali, per la loro innovazione partecipata e per il loro cambiamento” – come la definisce il suo presidente, Tonino Aceti – presentato proprio oggi nel corso di una conferenza stampa virtuale.

I dati

Per comprendere la situazione, d’altronde, basta qualche numero. Rispetto al 2019 quest’anno sono state erogate circa 34milioni di ricette mediche in meno, sono saltati oltre 13 milioni di accertamenti diagnostici, nove milioni e mezzo di prestazioni specialistiche. Il tutto riassunto in un calo del 40% dei ricoveri non legati al nuovo coronavirus. Guardando ai dati regionali, salta all’occhio inoltre una forte variabilità lungo la penisola, che aumenta ulteriormente le disuguaglianze di salute causate dall’epidemia: se in Veneto infatti c’è stata una riduzione del 23% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, nonostante il forte impatto del virus nella regione, in una regione come la Basilicata, dove il virus nella prima ondata non ha quasi dato problemi, la percentuale di visite saltate è quasi il triplo.
Longform

Il Covid oltre il Covid: l'eredità che lascia nel fisico di chi guarisce

di

Giuliano Aluffi


Non va meglio sul piano della prevenzione, con una percentuale media di screening oncologici saltati, rispetto allo scorso anno, che si aggira attorno al 50-55%. Che statistiche alla mano significano 4.300 neoplasie e 4mila adenomi non diagnosticati. E anche guardando all’accesso ai farmaci innovativi il discorso non cambia: per quelli non oncologici a giugno c’era stata una riduzione di spesa pari a 265 milioni di euro rispetto al 2019. E se a livello nazionale in campo oncologico sembra andata un po’ meglio, regioni come il Lazio, la Puglia e la Basilicata hanno visto una forte contrazione nella spesa anche nel campo dei farmaci innovativi oncologici.
Il problema, insomma, è sotto gli occhi di tutti: milioni di pazienti che, in mancanza di interventi concreti e tempestivi, rischiano il decesso, disabilità, o quanto meno un importante peggioramento nella propria qualità di vita. E nonostante l’impegno del Governo, con quel mezzo miliardo di euro contenuto nel decreto rilancio per il recupero delle liste d’attesa e il potenziamento dell’assistenza territoriale, la situazione purtroppo è ancora in larga parte immutata: a ottobre – dati della corte dei conti – solo 13 regioni avevano presentato un piano di revisione dell’assistenza territoriale, e solo 12 quello per il recupero delle liste d’attesa.

Covid: quando l'influenza diventa fatale


Le proposte

È per questo che l’associazione Salutequità ha deciso di scendere in campo, con una serie di proposte indirizzate al governo per accelerare il rientro degli “esodati di Covid” nel Sistema Sanitario Nazionale. Otto proposte che vanno dall’elaborazione di un “Piano Nazionale di Rientro nel Ssn dei pazienti non Covid” da inserire tra gli adempimenti Lea per nel Nuovo Sistema Nazionale di Garanzia, all’implementazione di uno specifico sistema di sorveglianza sullo stato dell’accesso alle cure e sulla presa in carico dei pazienti NON Covid, fino alla proposta di realizzare un regolamento per gli standard nazionali per l’assistenza territoriale, in analogia con il Dm 70 che regola gli standard qualitativi per l’assistenza ospedaliera.Original Article

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