«Ho deciso di scrivere di Kahlo e Rivera perché cercavo la risposta a un enigma: la dedizione a Diego di questa donna libera, la contraddizione fatale dell’amour fou unito allo straordinario talento di entrambi: lui diventa il suo migliore amico, la sprona a dipingere e a farsi conoscere, e al tempo stesso la tradisce e la fa soffrire». Così la francese Claire Berest racconta da Parigi il cuore esposto del suo Nulla è nero: romanzo biografico dedicato al tormentato rapporto tra i due celebri artisti messicani, in cui la figura di Kahlo, ormai icona globale ben oltre l’arte, ritrova profondità. Da una pagina del diario della pittrice, Berest ha tratto il titolo del libro ma anche la scansione della storia: nata, spiega, «dividendo ciò che scoprivo e scrivevo su di loro in piccole cartelle su cui appuntavo le declinazioni dei colori primari: Blu egiziano, Rosso granata, Giallo eclissi».
Attraverso i capitoli, ispirati alla sua tavolozza e ai toni della casa rifugio di Coyoacán, ripercorriamo le tappe di una passione che non fu mai idillio, piuttosto lotta feroce tra due personalità complesse e per molti versi opposte, e ne cogliamo il peso sull’arte di Kahlo: dal matrimonio del 1929 al divorzio del 1939, fino alla riconciliazione tra i coniugi e alla morte di lei, nel 1954. Con un aspetto imprevisto, perché il racconto si spinge spesso a illuminare l’infanzia e la giovinezza di Frida. Come nota Berest «Nell’immaginario collettivo è come se Frida nascesse al mondo in seguito all’incidente, al tremendo infortunio subito sull’autobus in cui viaggiava che a 18 anni minerà la sua salute per sempre».
Ma c’è una Frida prima di Frida: la figlia preferita del padre Guillermo, fotografo valente, che solo a lei insegnerà le tecniche del suo mestiere. La giovane cui piace vestirsi da uomo, che si iscrive alla scuola Preparatoria per fare il medico, è già la giovane pittrice che mostrerà i suoi quadri all’artista più famoso del Messico, Diego Rivera, innamorandosi di lui. Tra gli Stati Uniti e la patria e fino a Parigi, il romanzo insegue i loro fantasmi, racconta gli amori e i tradimenti ma anche come Frida si appropria di sé e del suo dolore usando la pittura.
Da un lato Rivera, il comunista sedotto da Rockefeller e da Ford, stregato dal suo gigantismo e dal gigantismo degli Stati Uniti. Dall’altro i piccoli quadri della sua moglie minuscola e malata, che non vuole la fama ma l’oblio di se stessa dipingendosi. Come scrive Berest in Nulla è nero: «Un solo volto, come un bambino che disegnasse sempre la stessa cosa e provasse, nel rappresentare all’infinito lo stesso soggetto, un sollievo intenso. Nessun gesto verso il mondo, solo quel volto come un esorcismo».
Il libro
Nulla è nero di Claire Berest (Neri Pozza, traduzione di Roberto Boi, pagg. 224, euro 18)Original Article
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