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Diego Abatantuono: “Il mio Babbo Natale tutto da ridere”

Diego Abatantuono si è calato nel ruolo di Babbo Natale talmente tanto da non uscirne più. Nell'incontro al Visconti Palace e durante tutta la conversazione parla di sé come del personaggio che il 24 dicembre arriva con la slitta a portare i regali. L'effetto è divertente e un po' surreale. In effetti l'attore è semplicemente perfetto nel film Dieci giorni con Babbo Natale di Alessandro Genovesi. In realtà in questo dicembre avrebbero dovuto esserci un trio di Babbi Natale al cinema: oltre a Diego Abatantuono anche Gigi Proietti e Christian De Sica, per altrettanti film da fine anno in sala, commedie festose, buffe, malinconiche. Le cose sono andate in modo diverso. La pandemia ha costretto lo slittamento di un anno di Chi ha incastrato Babbo Natale? di Alessandro Siani, non si sa ancora la data di uscita di Io sono Babbo Natale e sarà struggente vedere Gigi Proietti nel suo ultimo ruolo al fianco di Marco Giallini. "Vedrò il suo film con il dispiacere di non poterne parlare con lui – dice Abatantuono – sarebbe stato bello fare due Babbi Natali che si incontravano e si salutavano".

'10 giorni con Babbo Natale' – La clip in anteprima

Prodotto da Colorado film in collaborazione con Medusa, il film arriva al pubblico su Amazon Prime Video dal 4 dicembre, proprio quando le famiglie iniziano a tirare fuori gli scatoloni con le decorazioni per l'albero e le statuine del presepe. Dietro la macchina da presa di Dieci giorni con Babbo Natale c'è Alessandro Genovesi, con Fabio De Luigi, Valentina Lodovini e la famiglia cinematografica amatissima di Dieci giorni senza mamma, che lo scorso anno si è aggiudicata il biglietto d'oro. Nel film ritroviamo la famiglia Rovelli in crisi: Giulia-Lodovini da un anno ha un lavoro che la rende assente, Carlo – De Luigi fa "il mammo", così lo chiama la più piccola dei tre figli, la più grande, ecologista, ha pene d'amore e difficoltà di comunicazione con la madre, il mediano è ultraconservatore e un po' razzista ma soffre per i disaccordi dei genitori. Quando Carlo sta per trovare un nuovo lavoro, Giulia annuncia che le hanno offerto un posto importante e che deve andare a Stoccolma. Malgrado i litigi – piuttosto realistici per una commedia non solo fiabesca che affronta il tema di quanto il lavoro influenzi in modo negativo i rapporti – Carlo per non far separare la famiglia a Natale propone di andare tutti insieme nel vecchio camper. È l'inizio di un road movie natalizio pieno di sorprese: nel mezzo del cammino Carlo investe un tizio – Abatantuono – strampalato, bevitore e pieno di difetti che dice di essere Babbo Natale ed è vestito con la divisa rossa, barba riccioluta e occhiali dorati. "Oggi non ho messo il vestito" racconta all'incontro, barba lunga ma giacca nera.
Che rapporto ha con Babbo Natale?
"Ottimo, sono io. In questo film Babbo Natale fa molto ridere, nasce vecchio, ha una sua agilità, ha evidentemente un passato atletico, entra nel camino, esci dal camino. Io in passato da ragazzo pensavo che Babbo Natale fosse Bud Spencer, poi ho capito da poco che ero io".
È stato un film faticoso, on the road e sulla neve verso Stoccolma.
"A parte che mi hanno investito con un camper, essendo un ex atleta ho preso bene la botta. Il film è faticoso perché faceva davvero molto freddo, eppure era estate, ci sarebbe voluto Piero Angela per spiegare perché, in un'epoca in cui ormai non fa più freddo da nessuna parte, capire perché durante il nostro set c'era cotanto maltempo. Abbiamo finito la maggior parte del film prima di avere il sentore di come sarebbe peggiorata la situazione sanitaria, quindi nel film c'è l'allegria di chi è ignaro di quel che poi succede".
Che rapporto aveva da piccolo con Babbo Natale?
"Non c'era, quando ero piccolo io c'era Gesù bambino a Milano. Babbo Natale era più immagine che sostanza ma noi aspettavamo la mattina per aprire i regali. Anche perché ci sono dei posti dove lo fanno la sera e la sera secondo me è un po' crudele per i bambini perché poi devono andare a letto, e andare a letto con i regali aperti è un peccato. Invece noi andavamo a letto con l'ansia, magari si dormiva poco ma resta il fatto che era affascinante avere questa aspettativa. Babbo Natale era una convenzione, l'ho frequentato poco e invece poi ho scoperto che ero io".
Si vestiva da Babbo Natale per le sue figlie?
"Sì, ma in realtà per la mia figlia più grande a Lucca c'era più qualche mia amica che faceva la Befana, -io non lo volevo fare. Con i nipoti è diverso. Sono esordito ora in veste di Babbo Natale. Nel film fino alla fine non si capisce se sia un vero Babbo Natale o un buon cialtrone e questo rende tutto comico e magico. Ho dovuto investire nella preparazione al ruolo, per restare nel peso. Ecco diciamo che questo ruolo è stato il Toro Scatenato dei Babbi Natale. Perché l'immagine è davvero quella iconica".
Com'è stata la sua clausura?
"L'ho trascorsa in campagna, quando ho capito quello che stava succedendo ho lasciato subito Milano e sono andato lì. Ho fatto pace con la natura piantato alberi, visto colori bellissimi. Ho sofferto come tutti per quello che vedevo accadere nel Paese. Se c'è un dono che voglio consegnare come Babbo Natale è che questo 2020 finisca prima possibile".

Diego Abatantuono: "Babbo Natale sono io e porto in dono la fine del 2021"

Come passerà questo Natale?
"Rispettando rigorosamente le misure di sicurezza. Purtroppo questo Natale è frutto di un'estate fin troppo brillante e oggi ne paghiamo le conseguenze. Io sono un patito del cenone, per me è un grande dispiacere perché frequentare gli amici e i familiari è l'unico hobby che ho: la tavolata. Ero sbigottito la scorsa estate quando sembrava che se non si andava in discoteca non si poteva sopravvivere e lo sono oggi rispetto alle vacanze con gli sci. Quando ero piccolo non è che si poteva andare sempre in vacanza. A volte non ce lo potevamo permettere, stavamo a casa e ci si inventava un modo per divertirsi lo stesso. Voglio aggiungere che noi siamo fortunati perché i nostri film vanno in televisione, ma ho tanti amici che fanno teatro e cabaret che sono disperati. E tanti amici che si sono ammalati e sapendo quanto soffrono davvero ribadisco che bisogna stare attenti perché è una sofferenza grande. Quindi cerchiamo di stare allegri e di vedere i film belli piacevoli, passare delle belle serate. Però ricordiamoci che il Covid è una cosa pericolosa, lunga e difficile, la guardia va tenuta alta".
A se stesso Babbo Natale che regalo chiede?
"Di dimagrire, vorrei essere un po' più in forma. Tutti gli anni mi chiedo solo di portarmi un po' di dimagrimento e tutti gli anni non me lo porto".
Babbo Natale è tifoso?
"Da sempre è milanista. Anche le varianti estere, quello Parigino mica tifa Paris Saint Germain, e non s'è mai visto nel mondo un Babbo Natale interista".
Trent'anni fa ha fatto il primo film con Carlo Vanzina.
"Nell'80-81, siccome avevo un agente astuto che mi ha gestito bene, ho fatto 12 film. I primi a fine anni Settanta, piccole partecipazioni. Poi nell'80 ho fatto un film con Monica Vitti che è stata la prima a volermi come coprotagonista: è stata molto carina e mi ha cercato. E ha convinto anche Steno, anche lui un grande tifoso, ho fatto Tango della gelosia per loro e poi lui aveva il figlio Carlo, che era mio amico e che mi ha proposto i suoi film, I fichissimi, Eccezziunale, ne abbiamo fatti tanti insieme. Carlo era una persona fantastica, era bello lavorare con lui. Era una collaborazione vivace, il personaggio aveva già tutti gli optional, come le auto, avevo tutto il repertorio del cabaret degli anni precedenti, bastava impostare una struttura di film e andavo a via libera. Erano bellissimi tempi e sono passati velocemente. Me lo avevano accennato allora che il tempo vola ma non avevo realizzato. E invece passa tutto, anche nel bene, ho tre figli, tre nipoti. Uno è in arrivo e non sa ancora nulla tranne di essere milanista. Si chiamerà Michelangelo. E invece Matilde e Carlotta, 4 e 3 anni, sanno già che io sono Babbo Natale. Ormai non riescono a scindermi da lui. E ormai non ci riesco neanche io".Original Article

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