L’UNIONE EUROPEA dà il via libera ai viaggi aerei tra i Paesi membri, incoraggiando i ricongiungimenti famigliari in occasione delle feste di Natale.
"Chi viaggia in aereo non dovrebbe essere automaticamente considerato ad alto rischio di diffondere il Covid-19, ma dovrebbe essere trattato alla stregua della popolazione locale che non ha avuto contatti diretti con un malato". Lo sostengono le linee guida appena pubblicate congiuntamente dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa). Un documento redatto su richiesta della Commissione Ue proprio in vista del Natale.
Meno casi tra chi vola
Secondo le ultime ricerche scientifiche la circolazione del virus tra chi prende l’aereo è più bassa rispetto a quella che si osserva nella popolazione. Inoltre, sottolinea il dossier, le misure già adottate dalle compagnie aeree – come l’uso delle mascherine e l’igienizzazione frequente dei velivoli – minimizzano ulteriormente il rischio di infezione. Pertanto, un viaggiatore non dovrebbe essere sottoposto a controlli particolari, ma sottostare alle regole che valgono per tutti gli altri cittadini.
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“Le nostre conclusioni sono importanti perché rendono possibili la riunificazione delle famiglie per il Natale – ha commentato Patrick Ky, direttore esecutivo di Easa – e rinforzano la convinzione che non ci siano rischi maggiori inerenti ai viaggi in aereo. Anzi. I passeggeri sono visti come un gruppo di persone relativamente Covid-safe”.
Ky incoraggia dunque i governi dell’Unione a tenere in considerazione queste linee guida per le loro decisioni riguardanti gli spostamenti aerei. Raccomandazione più che mai rilevante, proprio adesso che anche il governo italiano sta decidendo sull’apertura o meno delle regioni nel periodo festivo.
Ma si tratta di un'indicazione che il governo italiano non sembra aver recepito visto che, probabilmente, richiederà la quarantena a chi arriva da un Paese straniero.
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Tamponi e quarantene poco utili
Il documento si spinge oltre e afferma che in questo scenario, in cui il virus è diffuso in maniera uniforme ormai in tutti i Paesi membri, fare i test in partenza o in arrivo e imporre una quarantena avrebbero un impatto molto limitato. Anzi. Uno screening di massa dei passeggeri potrebbe addirittura avere conseguenze negative perché sottrarrebbe risorse preziose da impiegare nel più utile contact tracing e nel fare tamponi a chi è entrato in diretto contatto con un caso positivo.
“Testare i passeggeri in arrivo sarebbe efficace se i Paesi membri avessero già il totale controllo del Covid-19 sui loro territori nazionali – ha spiegato Andrea Ammon, direttore Ecdc – Ma per com’è la situazione oggi i casi importati contribuiscono molto poco all’andamento dell’infezione. Quindi consigliamo agli stati membri di irrobustire la capacità di testare casi sospetti e di isolare le persone positive”.
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Non impedite i viaggi ai connazionali
L’unico caso in cui il tampone rapido in aeroporto potrebbe essere utile è quando ci si trova di fronte a passeggeri provenienti da aree con incidenza estremamente alta del virus, “molto oltre la soglia di 50 casi per 100.000 abitanti per due settimane consecutive”, che arrivino in un Paese con una situazione migliore in termini di numero di contagi.
Uno scenario, per intenderci, come quello del marzo scorso quando il virus era esploso violentemente in Italia ma non ancora nei Paesi vicini.
"Mi sembra una raccomandazione logica – ci spiega Federico Gobbi, infettivologo esperto in medicina dei viaggi dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria della provincia di Verona – Se l’incidenza della malattia è più o meno uguale nel Paese di partenza e in quello d’arrivo, e se non ci sono stati fattori di rischio (come l’essere stato seduto accanto a una persona senza mascherina, per esempio), allora non hanno senso misure di controllo particolari. Va anche detto, però, che adesso la situazione è delicata. In Italia siamo in una fase di plateau e si stanno avvicinando le feste, con tutti gli spostamenti che comportano. Il Cdc americano, per esempio, ha mantenuto, anche per i voli interni, sia il tampone che la quarantena all’arrivo".
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Sul documento si legge inoltre: "Gli Stati membri devono sempre permettere l’arrivo dei propri connazionali e degli altri cittadini dell’Unione insieme ai loro famigliari che sono residenti in quel Paese e facilitare il passaggio nei loro territori ai cittadini Ue in transito".
"Più sicuro che fare la spesa"
Che i viaggi in aereo siano relativamente sicuri lo avevano già suggerito alcuni studi come quello della Harvard School of Public Health. Lo scorso ottobre la ricerca aveva concluso che salire a bordo di un aereo, con tutte le precauzioni del caso, fosse meno rischioso che andare a fare la spesa al supermercato. Fino a oggi, infatti, le prove di trasmissioni a bordo sono pochissime.
Le misure da rispettare sono sempre le stesse: indossare la mascherina, lavare le mani e igienizzare l’abitacolo. Ma l’aspetto più importante riguarda l’impianto di ventilazione. Ormai su tutti gli aerei è installato un sistema di aerazione con ricambio d’aria ogni 2-3 minuti che è in grado di rimuovere il 99% delle particelle potenzialmente infettanti.
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