I litigi all'interno del Movimento 5 Stelle e le durissime accuse che arrivano dai partiti della maggioranza fanno tremare sempre di più Giuseppe Conte, che deve fare i conti con le infinite spaccature tra le forze che lo sostengono. Il prossimo ostacolo dovrà superarlo a breve, mercoledì 9 dicembre: farà le sue comunicazioni in Parlamento – alla vigilia del Consiglio europeo – che sarà chiamato a ratificare l'accordo raggiunto all'Eurogruppo. E non è scontato che la coalizione abbia tutti i numeri necessari per dare via libera alla riforma concordata con Bruxelles. Eppure il premier si è detto convinto che non vi saranno complicazioni: "L'Italia partecipa ai processi riformatori europei con un ruolo da protagonista e così sarà fino a quando avrò responsabilità di governo".
Nel corso della Conferenza sul futuro dell'Unione europea chiederà personalmente di riconsiderare in modo più radicale la struttura e la funzione del Mes: "L'Italia potrà essere protagonista di una proposta innovatrice che porti a superare la sua natura di mero accordo intergovernativo". Il presidente del Consiglio ha inoltre espresso la propria tranquillità in vista del voto imminente, nonostante la lettera firmata da 17 senatori e 52 deputati del Movimento 5 Stelle che confermano la posizione contraria al Meccanismo europeo di stabilità e chiedono ai colleghi di votare "no" in maniera compatta: "Non lo temo perché il voto non sarà sull'attivazione del Mes ma su alcune sue modifiche che, grazie anche al contributo dell'Italia, sono servite a migliorarlo".
Ha poi aggiunto di non sentirsi minacciato dopo l'intervento a gamba tesa di Beppe Grillo sul fondo salva-Stati, e pertanto ritiene che il suo governo continuerà a restare in piedi: "Con questo governo l'Italia sta dimostrando di poter essere protagonista in Europa e questa consapevolezza non può non favorire la coesione tra le forze politiche di maggioranza e al loro interno".
La nomina dei supermanager
Lunedì l'avvocato si riunirà con i ministri per approvare il budget del Recovery Fund con tutti gli appostamenti, approfondendo "anche la sessantina di progetti che hanno superato il vaglio preliminare e che sono ormai in dirittura finale" che verranno raggruppati in 17 clusters. Sarà pure l'occasione per approvare la struttura di governance con coordinamento presso la Presidenza del Consiglio per garantire equilibrio ed efficienza. Su richiesta dell'Ue vi sarà un comitato ristretto, "deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa", di cui faranno parte Conte, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che avranno il compito di riferire periodicamente al Ciae (Comitato interministeriale per gli Affari europei) e al Parlamento.
Una struttura composta da sei manager, assistita da un relativo staff, si occuperà invece della supervisione tecnica dell'attuazione: "In casi eccezionali i sei manager potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse". Lunedì verrà condivisa la norma con i ministri, mentre i nomi verranno indicati solo successivamente. Ha invitato a non vedere la nomina dei supermanager come un tentativo di affidare la ricostruzione del Paese a una sorta di secondo governo ombra: "I sei esperti avranno compiti di monitoraggio esecutivo. Assicureranno un costante raccordo e offriranno un supporto tecnico a disposizione di tutti i soggetti attuatori dei progetti".
I progetti del Recovery Fund
Nell'intervista rilasciata a La Repubblica, il premier ha parlato dei progetti che potrebbero essere realizzati grazie alle risorse del Recovery Fund: tra gli altri figurano il potenziamento delle strutture degli asili nido, l'efficientamento energetico, il cablaggio, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e la creazione di poli per la ricerca di base. Ormai l'esecutivo è alle scelte finali: i 60 progetti sono stati selezionati per rendere l'Italia più competitiva sotto vari aspetti. "La parte del leone la faranno il green e il digitale, ma molti progetti saranno mirati a eliminare le diseguaglianze, incluse quelle di genere e territoriali", ha spiegato.
"No al rimpasto"
Nella maggioranza c'è chi continua a sostenere la necessità di un rimpasto per affrontare meglio la ricostruzione del nostro Paese. Tuttavia Conte non vuole sentirne parlare: "Il termine 'rimpasto' è una formula che andrebbe esiliata dal lessico della nuova politica. Cosa significa? Rimescolamento delle posizioni di governo? I cittadini non capirebbero". Invece il presidente del Consiglio si direbbe favorevole a un miglioramento della squadra dei ministri solamente dopo un confronto politico serio e costruttivo: "Ma deve nascere dalle forze politiche, in maniera trasparente. Sono alla guida di una squadra che sta lavorando moltfo bene". Tradotto: i partiti che vogliono un rimpasto devono farsi avanti e dirlo chiaramente. "Sin qui non è accaduto. Mentre il confronto politico è doveroso", ha specificato il premier.
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