Il ministero dell’Istruzione dovrà risarcire, a metà con un bidello pedofilo, la vittima di una violenza sessuale avvenuta all’interno di un istituto scolastico, un bambino di 10 anni, oggi 22enne. Il motivo è che l’operatore scolastico aveva riportato già altre due condanne per reati sessuali dello stesso tipo prima dell’assunzione e il ministero non ha vigilato sul fatto, permettendo che continuasse a stare a contatto con i bambini. E poco importa che il bidello abbia mentito in un’autocertificazione soprassedendo sulle precedenti beghe giudiziarie: “Il mendacio nelle sue dichiarazioni al ministero non sollevano il datore di lavoro da responsabilità, in quanto in ogni caso l’evento dannoso è stato compiuto da un suo dipendente nell’espletamento delle sue mansioni nella scuola dove lavorava al tempo”.
Il tribunale civile, così, li ha condannati entrambi, ministero e bidello, a risarcire in percentuali uguali la vittima, assistita dagli avvocati Armando Fergola e Antonella Zordan, con 188mila euro. La vicenda risale al 2008 all’interno della scuola Bonghi, in zona San Giovanni. Il bimbo è stato seguito in bagno dall’uomo che lo ha messo all’angolo, avvicinandolo a sé. Un episodio ripetuto in diverse occasioni. Ad accorgersi della vicenda è stata la mamma, la quale ha notato strani comportamenti nel piccolo e ha denunciato in procura. Nel 2014, per il fatto, il bidello è stato condannato a sei anni di reclusione con la radiazione dal servizio, sentenza poi divenuta definitiva.
di CLEMENTE PISTILLI
Già venticinque anni prima, però, nel 1991, l’uomo aveva patteggiato la prima violenza sessuale – sempre su un bambino a scuola – chiudendo ad un anno e 9 mesi di reclusione con pena sospesa. Per anni il silenzio, per poi finire a lavorare in una scuola media nel quartiere Prati, la Belli. Ed è qui che si è ripetuto. Stesso copione di sempre. Solo stavolta a denunciare è stata la preside della scuola: nel 2007 è arrivata la condanna per violenza sessuale in abbreviato a 2 anni di reclusione.
L’uomo però ha continuato a lavorare nel campo scolastico nonostante tutto. Nella domanda di aggiornamento alla graduatoria pubblica dell’anno scolastico 2007-2008 non ha risposto alla domanda sulle condanne penali pendenti (nel 2005-06 invece aveva scritto di non averne), autocertificando di fatto di non avere reati sessuali a carico. Così è riuscito a passare inosservato e ad approdare alla scuola Bonghi. Ed è qui che è si è ripetuto per la terza volta, senza nessuno lo impedisse. Abusando di una giovane vittima che, se ci fosse stato un controllo migliore, non avrebbe subito quella violenza. “La cosa assurda ora – ha commentato l’avvocato Armando Fergola – è che nessuno ancora si è messo in contatto per procedere ad un pagamento spontaneo nonostante abbia già richiesto per le vie brevi”.
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