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Anm, eletto il nuovo presidente, Giuseppe Santalucia di Area: “Toghe interpreti della Costituzione”

ROMA – L’Anm ha un nuovo presidente. Si chiama Giuseppe Santalucia. Ha ottenuto 30 voti su 36 votanti. È una toga della sinistra di Area. Per molti anni in via Arenula ha diretto l’ufficio legislativo con il Guardasigilli Andrea Orlando. È stato pm a Patti e Messina, e gip a Reggio Calabria. Ma di lui si ricordano soprattutto studi sul diritto processuale penale e sull’ordinamento giudiziario.
Appena eletto ha detto: “Sento fortemente il peso della responsabilità di assumere questa presidenza per le recenti vicende che hanno sconvolto l’ordine giudiziario e per la pandemia che incombe. Il programma che seguirò non è a ribasso, ma di mediazione. Per me la mediazione non ha un’eccezione negativa, ma mediazione e compromesso sono i mezzi che ci consentono di raggiungere risultati. L’Anm è un attore importante della vita politica e della vita pubblica. Noi siamo interpreti della Costituzione”.
Santalucia sarà sostenuto da una giunta in cui ci sono tutti i gruppi – Area, Magistratura indipendente, Unicost, Autonomia e indipendenza – tranne Articolo Centouno, i quattro contestatori (Reale, Castiglia, Angioni, Moretti) che hanno chiesto di bandire la presenza dei segretari di corrente e hanno subito attaccato la presidenza di Santalucia, un collega che, come ha detto Giuliano Castiglia, sarebbe stato troppo tempo fuori ruolo, mentre il loro plauso era per Poniz.
Tant’è che lo hanno votato. Due invece le schede bianche.
La presidenza di Santalucia comincia in modo decisamente sofferto. Intanto è frutto del “sacrificio” del presidente uscente Luca Poniz, pm a Milano, che come candidato più votato con 739 consensi era l’aspirante naturale, e sostenuto dai vertici di Area. La stessa Area lo ha sostenuto fino a stamattina, ma Poniz ha fatto un passo indietro perché di fatto la sua candidatura bloccava una nuova giunta. Il no, netto e irrevocabile, era quello di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, che vedeva in lui il presidente che aveva determinato la loro uscita dalla giunta dopo i noti fatti del caso Palamara. Accusandoli di remare contro il rinnovamento e il rifiuto di pratiche correntizie.
Ancora fino a stamattina i vertici di Magistratura indipendente si sono opposti a Poniz e a una giunta guidata da lui. Un out out che avrebbe alla fine costretto l’Anm ad andare a nuove elezioni. Di qui il passo di Poniz. Che ha avuto parole molto dure contro Mi: “Io sono innocente, spero che lo siano tutti, come disse Enzo Tortora. Ma non tollero di essere un problema per l’Anm. Gli elettori capiranno. Mi faccio da parte, ma resterò nel Comitato direttivo centrale perché questo mi hanno chiesto gli elettori. Io non ho bisogno di norme di incompatibilità. La magistratura è stanca di vedere che chi viene eletto nell’Anm ci va in vista di un’ulteriore carriera, per andare al Csm, o verso altre mete. Io invece non ho bisogno di norme di incompatibilità”.
Con Poniz – come lui stesso annuncia – si fanno da parte anche i colleghi di Area Silvia Albano e Giovanni Tedesco che hanno fatto parte del precedente parlamentino. Ma Poniz chiede, al contempo, in aperta polemica con Mi, che non facciano parete di una futura giunta anche i colleghi Antonio Sangermano e Pasquale Infante, ex Unicost, ma oggi eletti nelle liste di Mi come Movimento per la Costituzione.
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