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Alecci: “E ora l’Italia intera diventi la patria di chi aiuta il prossimo”

PADOVA – “E’ cominciato tutto 40 anni fa, proprio in questo periodo. Partii come volontario in Irpinia con la Caritas e lì capii quanto è importante agire per gli altri, lavorare per far cambiare le cose, incidere concretamente”. Emanuele Alecci, 60 anni, presidente del Centro Servizi Volontariato di Padova, ama ciò che ha fatto per due terzi della sua vita, cioè aiutare gli altri, coordinare chi aiuta gli altri, trovare chi è disposto ad aiutare gli altri. Si chiama volontariato e, molto spesso, è un’attività invisibile. In questo 2020 Padova, la città di Alecci, è stata capitale europea del volontariato: nomina importante sancita dalla visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 7 febbraio scorso. Era il mondo prima della pandemia. Di lì a poco, il 21 febbraio, proprio a Vo’, in provincia di Padova, sarebbe stato registrato il primo morto in Italia di coronavirus. Sono seguiti blocchi sanitari e limitazioni della libertà personale, ma l’esercito silenzioso di Emanuele Alecci non ha mai abbandonato il campo. E adesso eccolo qua, in questo 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato, pronto a passare il testimone a Berlino per il 2021.
Presidente Alecci, cosa fate oggi?
“Festeggiamo la giornata internazionale con un evento al teatro Verdi, che sarà trasmesso in diretta dalle 15.45 sulla pagina Facebook di Padova capitale europea del volontariato e sul canale Youtube VideoCSVPadova. Ci saranno il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, Romano Prodi e Giovanni Moro, sociologo e responsabile scientifico della Fondazione per la cittadinanza attiva”.
Erano previsti molti incontri per quest’anno, che però non si sono potuti svolgere a causa della pandemia…
“Non abbiamo fatto tutto come avremmo voluto ma abbiamo profuso tutte le nostre energie per chi ne aveva bisogno. volontariato vero. Sono stati coinvolti più di 2 mila volontari nuovi. Abbiamo incontrato anziani, portato loro medicine e generi alimentari. Ci siamo inoltrati dentro quella che si può chiamare "la grande povertà”.
Quindi il Covid non ha fermato la vostra attività?
“Nella grande confusione, nell’incertezza, a volte nella paura, abbiamo lavorato tutti insieme. Siamo la prima città italiana che ha geolocalizzato i nuovi volontari per dare una risposta di prossimità, ognuno nel proprio quartiere. L’Università di Padova sta facendo degli studi su questo meccanismo virtuoso. Nella drammaticità della situazione, questo è stato il modo migliore per festeggiare Padova capitale del volontariato. C’erano Caritas, centri sociali, studenti: un moto unico che non si è mai fermato”.
Qual è il ruolo del volontariato oggi?
“Bisogna portare novità, cambiamento, pensare a uno sviluppo dopo il Covid”.
Cosa intende?
“Qui a Padova, in queste ore, è partito un ragionamento sul piano urbanistico ma tutti hanno capito che non è un’operazione che finisce in un ufficio comunale. Bisogna investire sul vivere bene, sulla vivibilità nei condomini, sui parchi, sugli alberi che abbattono l’inquinamento. Con il sindaco Sergio Giordani abbiamo iniziato un ragionamento insieme all’architetto Stefano Boeri. Ci salviamo ritornando al borgo. Questa è la strada: ricostruire, ritessere. Il volontariato è un grande attivatore”.
Perchè parla di “vivibilità nei condomini”?
“L’edilizia prima del Covid ci ha insegnato a vivere in case piccole, perché tanto ci si dormiva e basta. Ora è cambiato tutto. Dovremo rivedere quei canoni”.
Dal suo osservatorio privilegiato, come le sembra la situazione attuale?
“C’è tanta povertà, quella classica, quella “di pane”. C’è gente che non arriva a fine mese, c’è chi non riesce a mettere insieme un pranzo e una cena. Ma non è l’unica emergenza. C'è la solitudine. Molti anziani sono soli, non hanno nessuno che li aiuta. Questo, ora, è il nostro campo d’azione”.
In che modo?
“Mettendo insieme vari mondi, facendo prossimità”.
Chi è Emanuele Alecci?
“E’ un funzionario di Poste Italiane che da 40 anni si occupa degli altri. Ho iniziato con i terremotati dell’Irpinia, poi con i tossicodipendenti, ora con i poveri. In tutto questo tempo ho conosciuto persone incredibili. Ho messo insieme una rete con migliaia di volontari e di associazioni”.
Se dovesse esprimere un desiderio cosa vorrebbe?
“Vorrei che tutti indossassero gli occhiali del volontariato, sia per le scelte politiche che sociali. A Padova è successo, può accadere anche altrove”.
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