Al Marchese del Grillo – nel racconto di Monicelli – Gasperino il carbonaro nei panni del signore sgraffignava il vinello del Mascherone. E nella Roma in cui il lockdown ha colpito duro anche le enoteche, c’è chi è tornato a rimettere insieme le cose. Smettendo per ora di vendere vino, per vendere un prodotto per ora molto più à la page: la mascherina.
I protagonisti di questa storia sono anche loro rampolli di una dinastia, tre fratelli giovanissimi (cinquantatre anni in tre) che vista l’aria che tirava hanno convinto i genitori a cambiare tutto. E a settembre hanno trasformato le due enoteche di famiglia in altrettanti store dotati di un unico brand: Lamaska.
Con un tal successo che in pochi mesi hanno preso in affitto altri quattro locali, mettendo in piedi una rete di vendita che ora abbraccia gran parte del centro città – da via del Corso a Fontana di Trevi a Campo de’ Fiori – vendendo solo mascherine fatte a mano e rigorosamente non cinesi: glitterate, in seta, in lino, a pandant con la cravatta, ma anche biodegradabili o in versione regalo di Natale. E ora, trionfalmente, ne hanno aperto uno anche a Venezia.
di
Luca Monaco
Gli autori della genialata sono Matteo Guerrieri, 19 anni, secondo anno di Economia alla Luiss, suo fratello Luca, 18, quinto scientifico al Plinio e sua sorella Martina, 16 anni, che frequenta l’Avogadro. A mettere i soldi ci ha pensato papà Marco: “Che devo ammettere ci ha dato subito fiducia”, racconta Matteo. “Non era scontato, perché da sempre il suo business è stato quello di vendere vini nelle due enoteche di proprietà. Ma anche in questo settore, gli affari con il Covid hanno cominciato a traballare appena a marzo è scattato il lockdown. Non c’era più un turista in giro, e le nostre enoteche da sempre sono frequentate dagli stranieri. Un giro d’affari legato solo ai clienti romani non bastava a fare quadrare i bilanci”.
Cosa fare? Restare chiusi? Mettere i dipendenti in cassa integrazione? “Bisognava reinventarsi”, continua Matteo. E le mascherine – che all’epoca erano introvabili “anche nelle versioni più cheap” sembrò il business giusto. “Molti scienziati dicevano che ci sarebbe stata una seconda ondata, altri no: ma a fine agosto c’era già la fila davanti ai negozi…”.
Il campionario negli store è vasto. Ancora di più quello delle vendite on line settore che fa capo a luca. Mentre Martina si dedica la design. I materiali sono vari, si va dal lino, alla seta , al cotone, alla grisaglia da abbinare con il completo giacca e cravatta. Fantasie, righe, fiori, tinte unite. ”Tutti tessuti che compriamo da piccole imprese sparse tra la Toscana e la Ciociaria. Abbiamo pensato di dare una mano anche agli artigiani che pure loro se la passano male con la crisi”.
di
Arianna Di Cori
Così, per Natale ecco la versione cadeou: mascherina, pochette e cravatta abbinati. Mentre per Capodanno la proposta è quella glitterta o con swarovski. Negli store, c’è anche un’addetta al ricamo. “Possiamo fare le iniziali della persona, ma anche scrivere un nome o una piccola frase”, spiega. Poi, c’è la collezione green: mascherine biodegradabili e a impatto ambientale zero. Filtro compreso. I prezzi vanno da un minimo di 5,90 euro a un massimo di 36 ( quelle con i cristalli).
Ma c’è anche la versione “riccanza” . Collezione luxury: 2 diamanti veri, prezzo: 2.170 euro. “In realtà di queste mascherine extra lusso ne abbiamo solo due, e se anche in molti ci hanno chiesto informazioni – ammette Matteo – nessuno l’ha mai comprata”. Chissà, magari più in là…quando si spera torneranno in circolazione anche i nababbi arabi, coreani, russi e cinesi.Original Article
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